Testi liturgici: Dt 4,32-34.39-40; Sl 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20Per il documento: clicca qui
Domenica scorsa abbiamo celebrato la solennità della Pentecoste, nella quale abbiamo meditato sul dono dello Spirito Santo, giorno che ha concluso il tempo pasquale.
Dopo aver trascorso i quaranta giorni del tempo quaresimale ed i cinquanta giorni del tempo pasquale, oggi la liturgia ci fa fare una specie di “sosta contemplativa”.
È come ci invitasse a “prendere fiato”. Proprio come quando in montagna si è percorsa una lunga e difficile salita. Si fa sosta, ci si volta indietro per vedere il meraviglioso panorama che si svela ai nostri occhi.
Che bello! Viene spontaneo dire.
La festa di oggi ci svela il panorama cristiano, cioè l’opera di salvezza “progettata” da Dio Padre, “realizzata” dal Figlio Gesù, “compiuta” nello Spirito Santo. È l’opera di un unico Dio, che si è manifestato a noi in Persone diverse e con ruoli diversi: Dio quale creatore e Padre misericordioso; il Figlio quale eterna Sapienza incarnata; lo Spirito Santo che tutto muove verso il pieno compimento.
Questo è contemplare la Trinità, è contemplare Dio che chiede non tanto di essere capito, quanto piuttosto di essere accolto nella fede e nell’amore.
Soprattutto desidera di essere accolto nell’amore, perché egli è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno.
Detto questo, a modo di premessa, ora scendiamo a noi.
Mi pare che sia vera una cosa, almeno in molti casi della nostra vita, che cioè non siamo contenti di come vadano le cose, sia in riferimento a noi stessi, sia in riferimento alla nostra famiglia, sia al mondo intero.
Allora, vi invito a considerare il detto riferito al bicchiere riempito solo a metà: “Uno dice: mi dispiace che il bicchiere è mezzo vuoto; l’altro: sono contento perché il bicchiere è mezzo pieno”.
È quello che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Mosè fa fare una considerazione al popolo, usando questa espressione: “Vi fu mai una cosa così grande come questa?”.
Elenca, poi, l’elenco delle cose straordinarie che Dio ha compiuto in loro favore. In particolare: il dono della sua parola; l’elezione ad essere popolo privilegiato; la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto.
Applicando a noi, siamo invitati a guardare indietro.
Ci siamo resi conto di quanto il Signore sia stato vicino a noi e come ci abbia aiutato, sempre, anche se lì per lì poteva non sembrare?
Allora, perché non rimanere fedeli a lui? Perché non confidare in lui, per evitare delusioni peggiori di quelle di cui ci lamentiamo?
Ecco le parole di Mosè: “Non c’è altro Dio. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te”.
Dio desidera che noi ci rendiamo conto della grande verità: Egli è l’unico Dio vicino a noi.
Ci dice che vedremo grandi prodigi se impariamo ad ascoltare la sua parola e a mettere in pratica i suoi comandamenti.
Il Signore non può non esserci sempre vicino, non può non amarci e aiutarci. Non sarebbe più Dio: egli infatti, per sua natura, come detto prima, è “Amore”.
La celebrazione della Santissima Trinità, vuol rivelarci questa verità, che cioè le tre persone, Padre e Figlio e Spirito Santo, sono talmente unite nell’amore da essere un Dio solo.
A sua volta chiede a noi, non per suo interesse (non sarebbe più Amore), ma per il nostro bene, di corrispondere al suo amore, facendo la sua volontà e diventando, quindi, una sola cosa con lui.
Ma, nel contempo, ci chiede di essere una cosa sola con gli altri, cioè amare e perdonare sempre e tutti.
È possibile?
Certamente, con la garanzia del suo aiuto! Ce lo ha detto con l’ultima espressione del Vangelo: “Io sono con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe Spicello