Testi liturgici: At 2,1-11; Sl 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16, 12-15Per documento: clicca qui
Oggi, giorno di Pentecoste, per la Chiesa è una grande solennità, anche se a livello popolare, purtroppo, è vissuta in tono minore, rispetto alla Pasqua.
Allora, è doverosa una domanda. Cosa è più importante, la Pasqua o la Pentecoste?
Sono ambedue sullo stesso piano, in quanto non può esserci l’una senza l’altra.
La Pentecoste chiude il tempo pasquale iniziato la notte di Pasqua.
Si conclude non solo nel senso “cronologico”, in quanto, nelle celebrazioni liturgiche, si riprende il così detto “Tempo ordinario”. Lo mostra il fatto che non si accende più il cero nei giorni festivi, non si canta più il Regina coeli, non si aggiunge più l’alleluia alla fine di alcune preghiere. E, proprio per sottolineare questo ultimo aspetto, al congedo di oggi sarà aggiunto il duplice alleluia, come nella settimana di Pasqua.
Si conclude il tempo pasquale anche dal punto di vista ”teologico”, in quanto il dono dello Spirito Santo fatto alla Chiesa costituisce il compimento della risurrezione/ascensione di Gesù e della sua missione sulla terra.
Lo Spirito continua a perfezionare l’opera e la missione di Gesù. Infatti, illumina la nostra mente per comprendere la verità tutta intera, dà forza alla nostra volontà perché riesca a vivere bene la verità conosciuta.
Se, nella nostra vita, manca lo Spirito Santo, manca tutto. La sequenza ci ha fatto una elencazione dei suoi doni, per la nostra anima e per la nostra vita: è riposo nella fatica, è riparo nella calura, è conforto nel pianto; lava, bagna, sana; e così via.
Con una parola potremmo dire che lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa nell’insieme e, di conseguenza, per la vita cristiana di ognuno di noi.
Per analogia, pensiamo casa saremmo noi senz’anima: non combiniamo più nulla ed il nostro corpo diventa cadavere.
La Chiesa, senza Spirito Santo, sarebbe solo un’opera umana destinata a durare ben poco.
Invece sappiamo bene che esiste da oltre duemila anni. Rimane, pur con tutti i suoi problemi, nonostante le burrasche di ogni genere ed i tentativi più subdoli per farla scomparire.
Abbiamo assoluto bisogno dello Spirito Santo, è lui che manifesta e porta la misericordia di Dio. Chi di noi non ha bisogno di essere perdonato?
È Lui che dà forza per vincere le tentazioni. Chi di noi non è tentato?
È Lui che ci illumina nelle scelte fondamentali della vita e nelle piccole scelte di ogni giorno. Chi di noi non ha bisogno di essere illuminato, per non sbagliare?
Si tratta, però, di invocarlo spesso, di non fare resistenza alle sue ispirazioni, di coltivare i suoi doni. È quello che abbiamo ascoltato nella esortazione di Paolo, all’inizio della seconda lettura: “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne”.
Il termine “carne” per Paolo significa pensare e agire a modo nostro, senza cercare il pensiero di Dio e senza fare la volontà di Dio.
Continua elencando le opere della carne: “Sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere”.
Auguro a tutti di invocare lo Spirito per ottenere da Lui il frutto del suo intervento, proprio come di seguito è elencato da Paolo: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio si sé”.
Signore, dacci questi doni ed aiutaci a non perderli!
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello