Riflessioni di don Ferri in ritiri
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
8 dicembre 2024 * Immacolata Concezione
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Ghiaie
In occasione dell'anno dedicato a san Giuseppe proponiamo una riflessione sulla sua missione per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria come evidenziato dalla sua presenza nelle apparizioni mariane avvenute a Ghiaie di Bonate

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Dopo aver evidenziato nella coppia Gesù Maria il fulcro della prima apparizione, volgiamo lo sguardo alla terza persona della Santa Famiglia, ovvero a Giuseppe.

Egli si mostra, come scrive Adelaide, leggermente discosto da loro, per evidenziare la preminenza, nella Santa Famiglia, della coppia dell’Incarnazione.

Vestito di marrone, col bastone fiorito nelle mani, in san Giuseppe riconosciamo subito, senza difficoltà, l’umile casto sposo di Maria, custode del Redentore, chiamato a svolgere, nella Santa Famiglia, la funzione paterna, a compimento della missione a lui affidata dalla Santissima Trinità.

Per comprendere la missione, è opportuno fissare dapprima lo sguardo sul Bambino Gesù in braccio alla santa Vergine Maria, nel Quale riconosciamo il Figlio di Dio, nostro Agnello Redentore, e poi risalire, nella Sua Luce, al momento eterno in cui, nel Cielo, viene rivelato, dalla Santissima Trinità, il disegno della nostra Redenzione.

Potremo così contemplare, in quel momento eterno, dapprima lo stesso Figlio di Dio, mentre riceve, dal Padre, Maria, e La chiama: madre mia, avendola scelta col Padre, per divenire uomo nel Suo Seno purissimo ad opera dello Spirito Santo, al fine di vincere il peccato e redimere l’umanità mediante il santo Sacrificio della Croce.

Poi, vedere che lo stesso Figlio di Dio si rivolge a Giuseppe, presentatogli dal Padre, chiamandolo: “padre mio”, poiché lo ha scelto, col Padre, fin dal Principio, come immagine stessa del Padre, onde farlo partecipe, in subordine, della stessa opera redentiva cui è chiamata l’Immacolata Sua Santa Madre Maria, alla quale Giuseppe sarà unito castamente come suo sposo, per formare la Santa Famiglia.

Sublime immagine, questa, da tener sempre presente, per comprendere l’eccelsa missione paterna affidata a san Giuseppe dalla Santissima Trinità, in relazione alla coppia dell’Incarnazione, per il compimento, nel tempo, della nostra Redenzione, come si evince, esaminando tutte le nove apparizioni del primo ciclo epifanico di Ghiaie, nelle quali è possibile identificare le diverse modalità in cui è declinata la missione di san Giuseppe considerandola in relazione alla coppia dell’Incarnazione.

Ripercorriamo allora queste nove apparizioni alla luce della presenza di san Giuseppe, che ritroviamo nelle prime quattro apparizioni (13/16 maggio), sempre accanto alla coppia dell’Incarnazione, a mostrare la missione paterna a lui affidata dalla santissima Trinità, come sostegno alla preparazione del Santo Sacrificio del Figlio di Dioincarnato, per opera dello Spirito Santo, nel Seno della Santa Vergine Maria, che, in virtù di questo grande Mistero, diviene figura della Chiesa nascente, chiamata a con-soffrire la Santa Passione e Morte del Divin Figlio, il Quale, fin dal Principio ha scelto di farsi uomo nel Seno della Santa Vergine e morire sulla Croce per la nostra Redenzione.

Continuando la nostra ricerca, nelle successive quinta e sesta apparizione (17 e 18 maggio) tempo dell’Ascensione, non ritroviamo più san Giuseppe (come non ritroviamo più il Bambino Gesù, nostro Redentore, perché Asceso al Cielo alla Destra del Padre), ma vediamo solo la Santa Vergine Maria vestita dei tre colori teologali (bianco, rosso e verde – segno della Sua appartenenza alla Santissima Trinità) nella figura della Chiesa Corredentrice, in virtù della Sua partecipazione (per volontà del Figlio, in unità col Padre e con lo Spirito Santo) al Santo Sacrificio del Figlio e alla Vittoria del Figlio stesso sul peccato e sulla morte.

Proseguendo ancora la ricerca, ritroviamo di nuovo san Giuseppe nella settima e ottava apparizione (17 e 18 maggio) dopo l’Ascensione, e di nuovo accanto a Maria, vestita tutta di celeste col Bambino Gesù vestito di rosa fra le braccia, a ricordare che – in virtù del mirabile scambio fra umano e divino operato con l’Incarnazione, e grazie all’Ascensione del Figlio Risorto dopo la morte in Croce – Ella è divenuta figura della Chiesa Celeste, nella Quale Giuseppe, accanto al Divin Redentore, svolge la missione paterna di mediatore di Grazia in favore dell’umanità peccatrice.

A conclusione della nostra ricerca, ritroviamo ancora san Giuseppe, ma per l’ultima volta, nella nona apparizione (domenica 21 maggio), nella quale, come si ricorderà, viene evidenziata la missione paterna a lui affidata, come azione di conversione del peccatore (simboleggiato dal cavallo distruttore), che viene ricondotto, da lui, nella Chiesa, alla coppia dell’Incarnazione, per ricomporre l’unità spezzata.

Apparizione quest’ultima, assai importante, su cui è opportuno soffermarci, perché permette: non solo di addentrarci nel Discorso Sapienziale contenuto nelle apparizioni di Ghiaie e coglierne il valore provvidenziale per il nostro tempo, in particolare per la Chiesa dei nostri tempi ultimi, ma anche di evidenziare, più di quanto si sia fatto finora, la missione assegnata a san Giuseppe in favore della nostra Redenzione.

Infatti, dopo aver capito che fin dal Principio, san Giuseppe ha ricevuto, dalla Santissima Trinità, la missione paterna da svolgere nella Chiesa, e aver riconosciuto in lui (sempre accanto a Maria che tiene Gesù Bambino – ovvero l’Agnello di Dio – fra le braccia) il sostegno alla Chiesa Nascente, e la sua partecipazione come mediatore di Grazia nella Chiesa Celeste, possiamo, cogliere, nell’azione di san Giuseppe che converte il peccatore e lo riporta nella Chiesa (alla coppia dell’Incarnazione) per ricomporre l’unità spezzata, la missione paterna a lui assegnata dalla Santissima Trinità, al fine di preparare, nella Chiesa degli ultimi tempi, il Trionfo di Maria.

Per capirlo è sufficiente rammentare le parole – pronunciate al termine della settima apparizione, 19 maggio (giorno successivo all’Ascensione) – con cui la Santa Vergine prefigura il Suo Trionfo: Molti si convertiranno ed io sarò riconosciuta dalla Chiesa.

Dichiarazione solenne, grazie alla quale possiamo riconoscere, nell’azione di san Giuseppe, che converte il peccatore riportandolo alla Chiesa, il compimento della missione a lui assegnata, dalla Santissima Trinità, per il tempo ultimo (successivo all’Ascensione) in cui la Chiesa è chiamata a riconoscersi pienamente in Maria e preparare, con la conversione dei peccatori, il Suo trionfo.

Verità questa, ancor più evidente, ricordando che l’azione di san Giuseppe precede l’apparizione di Pentecoste – della successiva domenica 28 agosto -nella quale la Santa Vergine manifesta l’accorato desiderio di una pace mondiale nella quale gli uomini si amino come fratelli; chiaro riferimento alla preghiera di Gesù per l’Unità nell’Ultima Cena, prima della Sua Immolazione sulla Croce.

A conclusione della presente riflessione sulla missione di san Giuseppe, così come la rinveniamo nell’esame delle prime nove apparizioni di Ghiaie, possiamo dunque affermare che, disegnata fin dal Principio, dalla Santissima Trinità, prende inizio, nel tempo, con l’Incarnazione, e si dispiega nel tempo, dopo l’Ascensione, fino alla fine dei tempi, a compimento della Redenzione, nella mediazione di Grazia e nella conversione dei peccatori, invitati a partecipare alle nozze eterne dell’Agnello con Maria, figura della Chiesa, Che si mostrerà trionfante di Luce, e adornata di tutti gli innumerevoli ornamenti (titoli) di cui la Divina Sapienza L’ha arricchita.

Corre l’obbligo di aggiungere che i pastori di anime sono chiamati, nel nostro tempo, a seguire la missione paterna di san Giuseppe, figura del Buon Pastore, e ricondurre le anime alla vera Chiesa dell’Agnello Immolato, prima che la porta del Cielo si chiuda per sempre.

Per completare la comprensione della presente riflessione, si legga anche la precedente riflessione:

Estratto da: http://www.lalucedighiaie.it/.../la-paternita-di-san.../



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"... io piego le ginocchia
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dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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