Testi liturgici: Is 55,1-1; Sl da Is12, 2-6; 1Gv 5,1.9; Mc 1,7-11Per il documento: clicca qui
La festa di oggi, quella cioè del Battesimo del Signore Gesù, serve come anello di congiunzione: da una parte con il suo Natale e la sua vita trascorsa per trent’anni Nazaret, e dall’altra con quella dei tre anni di ministero.
Come si caratterizza tale fatto?
Ce lo ha detto l’espressione udita dal vangelo: “Vide squarciarsi i cieli”.
Di fatto, sin dal giorno di Natale i cieli si erano aperti, da quando, cioè, il Figlio di Dio è sceso sulla terra, o, per dirla con i testi evangelici, da quando il Verbo si è fatto carne.
Però, sia nel natale e sia, soprattutto, durante i trent’anni di vita a Nazaret, chi praticamente si era reso conto di tale verità, di tale mistero di Dio?
Con oggi, invece, la manifestazione del Figlio di Dio è resa pubblica a tutti. Da ora è da capire che inizia il grande tempo della misericordia e di perdono, dopo che il peccato aveva chiuso i cieli ed aveva elevato una barriera tra l’uomo e Dio.
Con la nascita di Gesù, come detto, i cieli si sono riaperti.
Da quel momento è possibile a tutti noi vedere i cieli aperti. Oggi ci viene sottolineato con le ulteriori espressioni che abbiamo udito: “Vide discendere lo Spirito” e “Venne una luce dal cielo: Tu sei mio Figlio”.
Molti personaggi, sin dai primi tempi, hanno avuto la possibilità di vedere i cieli aperti: i pastori di Betlemme ed i Magi di Oriente; Giovanni Battista e gli apostoli; il martire Stefano che, al momento della morte, esclama: “Contemplo i cieli aperti”.
Sono aperti anche per noi, come, allora, possiamo contemplarli?
Diventa possibile solo se ci lasciamo invadere dall’amore di Dio. Esso ci viene donato nel giorno del Battesimo, per mezzo dello Spirito Santo. Lo abbiamo già espresso, in preghiera, nella colletta: “Concedi a noi tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore”.
Cosa vuol dire vivere nell’amore di Dio?
Si tratta di non dimenticare che stiamo vivendo, appunto, il tempo della sua misericordia. Per riceverla, è necessario convertirsi.
Gesù è senza peccato e, pertanto, non bisognoso di conversione. Eppure si fa solidale con noi condividendo la nostra condizione di miseria e di peccato: si fa battezzare da Giovanni Battista con il battesimo di conversione, rendendoci così, insieme con lui, figli di Dio Padre.
È l’invito che Dio ci fa nella prima lettura attraverso il profeta Isaia: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite: comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte”.
Perché senza denaro?
Perché, quello che ci occorre, è già stato pagato da Gesù Cristo. Allora, si tratta di seguire lui, di convertirsi veramente, di accogliere la misericordia del Padre.
Invece noi, purtroppo, facciamo di testa nostra e per cui ci meritiamo le successive espressione di Isaia: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti”.
Capite bene! Non si tratta di cibi nell’ordine materiale e temporale, ma si tratta di accogliere la sua parola e il suo amore, le uniche cose a garantirci felicità e gioia.
Lo abbiamo ascoltato: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza avere operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.
Come è importante l’ascolto, l’accoglienza e la messa in pratica della Parola di Dio!
Sac. Cesare Ferri rettore del Santuario San Giuseppe in Spicello