Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
9 dicembre 2025 * S. Siro vescovo
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Giovanni BattistaTesti liturgici: Is 40,1-5.9-11; Sl 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8
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Chi di noi, ad una persona cui si vuol bene, non gli augurerebbe consolazione in mezzo alle sofferenze ed ogni bene per il futuro?
Analogamente fa il Signore, attraverso il profeta Isaia: “Consolate, consolate il mio popolo… la sua tribolazione è compiuta”.
Dove sta questa consolazione?
Nel fatto che l’esilio è finito ed è giunto il momento di tornare in patria.
Tale consolazione è espressa con l’immagine del deserto. Esso si trasforma in strada diritta e senza inciampo, per accogliere la marcia trionfale del popolo che ritorna, dopo che, anni addietro, lo stesso deserto era stata strada dura, percorsa nelle lacrime andando verso l’esilio.
Ora diventa una storia al contrario.
In altre parole, Dio dice che basta la sofferenza, mette fretta alla sentinella perché lo annunci con forza, alzando la voce.
Non abbiamo forse bisogno di sentire anche noi questa bella notizia?
Anche noi siamo stanchi di soffrire per le tante situazioni della vita: la malattia, la mancanza di lavoro, la cattiveria di chi ci sta attorno, i disaccordi in famiglia, i disastri naturali, le guerre nel mondo, le ingiustizie subite, e così via.
Ebbene, il Signore lo ripete anche a noi. Pertanto, sta a noi preparargli la strada. Ed è vivendo bene l’Avvento che davvero ci prepariamo ad accogliere il Signore che viene proprio a consolarci e sostenerci.
Ce lo assicura la seconda lettura. In essa Pietro ci dice che le cose possono cambiare, che anzi sicuramente cambiano.
Purtroppo, noi spesso abbiamo fretta di esperimentarlo; ma, i tempi di Dio non sono i nostri. Infatti, ci ha pure detto: “Davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni sono come un solo giorno”.
Ed ancora un’altra assicurazione: “Noi, secondo la promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia”.
Ma perché il Signore non si sbriga ad accontentarci, e non accorcia i tempi?
Se, da una parte, le promesse del Signore hanno bisogno di fede per essere comprese e accolte, dall’altra parte hanno bisogno di altrettanta fede anche per essere ben custodite. Altrimenti, ci si convince che egli si sia dimenticato di noi. Ma, con ciò, andiamo fuori strada.
Dobbiamo credere che Dio non tarda ad adempiere le sue promesse e, se lo fa, è perché vuole manifestare ancora più chiaramente la sua bontà paziente.
Pietro, infatti, prosegue: “Il Signore non tarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza… Non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi”.
Allora, in concreto, cosa fare e come comportarci?
Si tratta di saper leggere la storia della nostra vita.
Se riusciamo a dare uno sguardo all’indietro, ci accorgiamo come sempre il Signore ci ha protetti in situazioni difficili; e come, in un tempo più o meno lungo, ha realizzato certi nostri sogni.
Però, da parte nostra, è necessario preparare la strada. È quello che ci insegna il Vangelo: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.
Preparare la strada e raddrizzare i sentieri, non è altro che convertirsi a lui. Senza una forte volontà di cambiare vita e di decidersi veramente per Dio, tutte le sue parole cadono nel vuoto.
Infatti, come fa Lui ad accontentarci, se non gli diamo ascolto o, peggio, gli giriamo le spalle?

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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