Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
9 dicembre 2025 * S. Siro vescovo
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Prima avvento C Vegliate e pregataTesti liturgici: Is 63,16.19; Sl 79; I Cor 1,3-9; Mc 13,33-37
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Ritorna l’Avvento e ricomincia un nuovo anno liturgico.
Innanzitutto, poniamo l’attenzione su “ritorna”, perché tutto ciò che ritorna rischia di non sorprenderci, di non scuoterci, di non interessarci; diventa una consuetudine che ci passa superficialmente.
Forse una cosa, però, non ci sfugge: ci stiamo preparando al Natale.
Ma l’Avvento è solo questo?
Sappiamo che, nell’anno liturgico, “Avvento” significa “venuta-attesa”.
Ha una doppia valenza. Certamente, come detto, è tempo di attesa e di preparazione al Natale, in cui si celebra la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini; ma è anche tempo di un’altra attesa, quella della seconda venuta dello stesso Gesù, alla fine dei tempi e della storia.
Questo secondo valore, potrebbe sfuggirci!
Per accompagnarci nelle due dimensioni, emergono in questo tempo due figure: San Giovanni Battista e Maria Santissima che, appunto, ci invitano a vegliare e a vigilare.
È quello che ci ha raccomandato anche il Vangelo, appena ascoltato.
Cosa è la vigilanza?
Dobbiamo riconoscere che la vigilanza ci sfugge di mano, perché la vita, per la maggior parte di noi, è frenetica. Il tempo non ci basta mai, siamo sempre di corsa, siamo presi dall’ansia: tale vita non ci dà la garanzia di avere un atteggiamento vigile e sveglio.
Per questo, oggi, la parola di Gesù assume una grande importanza, dicendoci con particolare forza: “Fate attenzione, vegliate…”.
Vegliare, vigilare, fare attenzione: significa sviluppare un atteggiamento di fede tale che, in ogni impegno, in ogni progetto e in ogni avvenimento della vita, il nostro sguardo è rivolto al Signore, pronti ad accogliere ogni sua ispirazione.
Solo così ci prepariamo ad essere pronti all’incontro con il Signore sui due fronti: a ricevere i doni che ci prepara ogni giorno, di cui il Natale ci fa memoria; ad essere pronti, di conseguenza, per l’ultimo giorno terreno, per il passaggio da questa all’altra vita, attraverso la morte.
La nostra vita, se non ci accompagna questo pensiero, diventa solo un correre, un correre senza un valido motivo, un correre verso il niente; alla fine ci troveremo esausti ed impreparati, con la consapevolezza di aver sprecato il nostro tempo. Il tempo, essendo dono di Dio, non possiamo sprecarlo, perché, una volta trascorso, non torna più.
Comprendiamo, allora, il perché della insistenza, a modo di parabola, di Gesù: “Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa tornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”.
Il padrone che ritorna, è il Signore della vita e della storia, è Gesù Cristo.
A questo punto, ci domandiamo: in che modo possiamo essere vigilanti, per poterlo incontrare?
Il Signore ce lo ha indicato, attraverso il profeta Isaia e l’apostolo Paolo.
Si tratta di verificare dove e per dove stiamo camminando. Si tratta di controllare gli atteggiamenti e i comportamenti che possono far mancare l’incontro con Lui.
Quali sono gli atteggiamenti sbagliati?
Prima di tutto il considerarci già arrivati, già a posto, già autosufficienti, senza bisogno che qualcuno venga a dare maggiore senso e pienezza alla nostra vita. Ci riteniamo cristiani a posto!
Oppure, e questo è ancora peggio, l’essere insoddisfatti, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo che riempia la nostra vita. Lo sbaglio, purtroppo, non sta nella ricerca del meglio. Sta, invece, nel fatto che questa ricerca è fatta con gli occhi a terra, senza innalzarli verso l’alto, senza chiedere a Dio quello che si aspetta da noi.
Da non dimenticare, poi, che quanto ci chiede non è un suo capriccio o interesse, ma è solo il nostro bene.
Che fare allora?
Più vita spirituale.
In concreto: più preghiera, più parola di Dio, più sacramenti, più generosità verso i bisognosi!
Questo va perseguito sia da soli che in famiglia, seguendo le indicazioni che non mancano in ogni parrocchia.
L’Avvento sia davvero un tempo forte!

Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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