Testi liturgici: Gen 3,9-15.20; Sl 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
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Abbiamo ascoltato espressioni formate da due parole che sono totalmente all’opposto: “Maledetto” e “Benedetto”.
Innanzitutto, quello che ha rivolto il Signore al serpente: “Maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici”. È la condanna eterna inflitta al diavolo e a tutti i suoi seguaci. L’inferno, infatti, non è altro che vivere una maledizione eterna.
In secondo luogo, all’inizio della seconda lettura: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale”. È la salvezza eterna donataci attraverso Gesù Cristo. Il paradiso, infatti, non è altro che la benedizione e la felicità eterna donata ai seguaci di Gesù Cristo.
In terzo luogo, è la conseguenza del comportamento di Maria, che per noi ha accolto e donato Gesù Cristo, per cui noi, rivolgendoci a lei, diciamo continuamente: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù”.
Noi vogliamo essere tra i maledetti o tra i benedetti?
La domanda sarebbe superflua. Infatti, tutti certamente vogliamo essere nel numero dei benedetti; ma, purtroppo, corriamo un rischio. Pur scegliendo di essere tra i benedetti, potremmo sbagliare strada e trovarci, nostro malgrado, tra i maledetti.
È quello capitato ai progenitori, pur cercando un proprio bene, non si sono fidati di Dio; hanno, invece, dato credito al diavolo, sotto l’immagine di un serpente. Credevano di essere benedetti, si sono trovati condannati.
A tal proposito, dovremmo tenere presente l’inizio della seconda lettura.
Se poniamo la fiducia in Dio, non facciamo altro che benedirlo. La conseguenza va a nostro vantaggio: siamo benedetti anche noi; se gli togliamo credito, se ci fidiamo più di noi stessi, acconsentendo alle tentazioni, ci tiriamo addosso la maledizione.
Per questo, oggi ci viene presentata Maria Santissima che sta al vertice di tutti, sia per dare che per ricevere benedizione. Il Vangelo ce lo ha descritto in maniera chiarissima.
Ella si è fidata totalmente, pur non comprendendo più di tanto. Eppure, fidandosi e mettendosi nelle mani del Signore, ha ricevuto il massimo di ogni benedizione.
A questo punto mi pare importante mettere a confronto il comportamento delle due donne: Eva e Maria.
Alla domanda rivolta da Dio ad Eva, dopo che aveva mangiato il frutto proibito: “Che hai fatto?”, essa, per discolparsi, risponde: “Il serpente mi ha ingannata”.
In altre parole, tentata dal diavolo, è subentrato in lei l’orgoglio e il desiderio di indipendenza; ciò è avvenuto perché è mancata in lei la piena fiducia nella parola di Dio.
Invece, alla proposta di Dio fatta a Maria attraverso l’angelo: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”, essa, dopo aver chiarito la possibilità del fatto mantenendo la sua verginità, con umiltà profonda e fiducia piena, risponde: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
Con questa disponibilità di Maria, si è realizzato il più grande prodigio della storia: Dio che si fa uomo per riparare il danno dei progenitori e così dare a tutti la possibilità di salvarsi.
Come si applica a noi?
Si tratta di prendere non il frutto dell’albero proibito, segno di orgoglio e di indipendenza da Dio, ma il frutto del grembo di Maria, che è Gesù Cristo, segno dell’amore misericordioso di Dio stesso.
Concretamente: abbiamo bisogno di agire non secondo il nostro capriccio, ma di cercare e fare sempre la volontà di Dio. Solo questo ci fa essere benedetti da lui, con la conseguenza di essere sereni e felici nella vita.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello