Testi liturgici: 1Re 17,10-16; Sl145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44
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È proprio vero che Gesù è sempre “misericordioso”? Alcuni pensano che, ad un certo punto, si possa stancare di noi.
Questo è falso! Egli è sempre misericordioso, verso tutti peccatori, di qualsiasi genere, purché si rivolgano a lui con cuore pentito.
Altri si domandano: è vero che è sempre “disponibile”? Perché, pensano, non riesce a star dietro a tutti, tanto è vero che qualche volta non ascolta le nostre richieste.
È falso anche questo! È sempre disponibile, anche verso coloro che sono lontani da lui, purché lo cerchino con cuore sincero.
Invece è “implacabile” verso chi si crede giusto, quando in realtà non lo è; e che, peggio ancora, ostenta i propri ruoli e i propri servizi, volendo sempre primeggiare.
Ed è anche “inflessibile” verso coloro per i quali la pratica della religione è uno strumento per favorire i propri interessi e il prestigio personale.
Sono questi i veri pericoli, che vengono dall’interno stesso della comunità cristiana: gli atteggiamenti di autoaffermazione, di sopruso, di ostentazione.
Significativamente, il brano evangelico, ascoltato oggi, accosta insieme i due insegnamenti di Gesù: quello che mette sotto accusa gli scribi, per i motivi detti, e quello che prende lo spunto dal comportamento di una vedova: “Guardatevi dagli scribi…” e: “Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri”.
A questo punto, c’è da fare una considerazione.
Non dobbiamo confondere la “testimonianza”, che è doverosa, con la “ostentazione”, che è assai pericolosa.
Se mettiamo a confronto i due comportamenti citati, ci accorgiamo come essi siano agli antipodi.
Gli scribi da una parte, si mettono in mostra: “pregano a lungo per farsi vedere”, ma nel contempo: “divorano la casa delle vedove”, cioè pensano solo a sé e non vivono la carità, soprattutto verso i più deboli; pertanto non danno testimonianza.
Gli uni, se gettano molte monete, lo fanno per farsi vedere ed è solo una “parte del loro superfluo”; la vedova vi getta “tutto quello che aveva”, diventa, pertanto, una testimonianza viva.
C’è ancora un’altra considerazione.
Si apre un discorso sulla Provvidenza, tenendo conto di un’altra testimonianza, quella relativa all’altra vedova, di cui abbiamo ascoltato nella prima lettura.
Alla domanda di Elia, essa si rende conto che le è richiesta fiducia cieca nella potenza e provvidenza di Dio. Infatti, la carestia stava facendo morire di stenti lei e suo figlio.
Il profeta le dice che il Signore ha particolare attenzione verso le persone povere e indifese, quali gli orfani e le vedove. È quello che ognuno di noi dovrebbe credere, quando si trova nelle difficoltà di ogni genere
Per questo il Signore ci chiede di fidarci di lui, soprattutto quando umanamente non vi è più speranza: egli può fare quello che sembra impossibile, a patto che veramente ci fidiamo di lui.
È successo alla vedova di Sarepta; ci viene indicato nell’esempio del vangelo, lo abbiamo ascoltato nel salmo: “Il Signore rimane fedele per sempre, dà il pane agli affamati, rialza chi è caduto, sostiene l’orfano e la vedova”.
Per cui, costatando anche in noi l’opera del Signore, abbiamo risposto con il canto: “Loda il Signore, anima mia”.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello