Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
9 dicembre 2025 * S. Siro vescovo
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015 interniTesti liturgici: Sap 7, 7-11; Sl 89; Eb 4, 12-13; Mc 10, 17-30
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Nella riflessione di oggi diventa d’obbligo il problema della ricchezza. Cosa è per noi la ricchezza?
La ricchezza in sé non è né bene né male.
Analogamente all’avere in mano un coltello: se lo usiamo per sbucciare le patate, è un bene; se lo usiamo per sgozzare una persona, è un male.
Dipende dal come ci mettiamo di fronte alla ricchezza e dal come la utilizziamo.
Dipende dal come ci lasciamo condizionare da essa. Guai se ci fa diventare dipendenti! Ci impedirebbe di fare tante cose, ritenute senz’altro buone, ma che di fatto non facciamo perché ci toglie il tempo e lo slancio per compierle. Con ciò, allora, perderemmo la nostra libertà.
Quale tipo di libertà? Quella di camminare senza ostacoli nel Regno di Dio, nel cercare e fare la sua volontà; cosa che, alla fine dei conti, è una libertà che gioca a nostro favore.
Ovviamente, per riuscirci, bisogna entrare nella logica del Regno.
La logica del Regno non è mai quella della sottrazione e della mortificazione: Dio non toglie, moltiplica; non sottrae il possibile, consente l’impossibile; chiede di lasciare uno per avere cento; chiede di misurare la bellezza della vita terrena con il metro della vita eterna.
Questa logica non l’ha capita quel tale (a cui abbiamo dato il titolo di “giovane ricco”) il quale, alla proposta di Gesù, “si fece scuro in volto”.
Invece, alla domanda di Pietro: “noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”, Gesù risponde: “ricevete ora il centuplo e nel futuro la vita eterna”.
Che poi, alla fine dei conti, non si tratta di rinunciare a qualcosa, ma di fare delle scelte sagge, guidati dalla Sapienza. In questa ottica la rinuncia non è una fatica, ma una cosa che scivola via man mano che progrediamo nella via della Sapienza, cioè in sintonia con il pensiero di Dio.
Cosa ci ha detto, oggi, l’omonimo libro?

“Pregai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia”.
Purtroppo, l’amore sfrenato alla ricchezza, coesiste anche con chi osserva i comandamenti, dice le preghiere e si accosta ai sacramenti. Questo non basta.
Siamo tutti chiamati al di più, come per il giovane ricco. Veramente la chiamata di Dio non segue le mezze misure perché la sua Parola è “più tagliente di ogni spada a doppio taglio”.
Chi di noi, se guarda bene, non ha degli attaccamenti: al soldo, al lavoro, alla carriera, alla macchina, alla casa?… l’elenco potrebbe continuare all’infinito.

C’è un’altra espressione ancora tagliente, incisa tra il centuplo e la vita eterna: “insieme a persecuzioni”.
Sì, perché si tratta di andare contro corrente, in quanto la mentalità mondana è tutta all’opposto.
Il mondo non batte le mani a chi fa le scelte secondo Dio.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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