Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
9 dicembre 2025 * S. Siro vescovo
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  002-Invito-a-salire     Testi liturgici: Nm 11,25-29; Sl 18; Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48            
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C’è una espressione che, anche se non detta da noi, molto probabilmente l’abbiamo sentita pronunciare: “Questa persona non è delle nostre!”, con le mille sfumature di cui la frase stessa può essere attorniata.
Certamente c’è il bene e il male, ci sono persone che compiono azioni buone e altre che compiono quelle cattive. Questo è fuori dubbio. Ma, ammesso che si voglia dare un giudizio oggettivo, questo va dato con il metro di misura che fa riferimento a Dio e non a noi.
Infatti, tali persone potrebbero dire cose o compiere azioni che non sono secondo i nostri schemi e criteri, ma che, nelle intenzioni dell’interessato, sono buone perché ispirate dallo Spirito.
È capitato ai tempi di Mosè. Lo abbiamo sentito narrare di quei due che “profetizzano nell’accampamento…”. E Giosuè che va da Mosè e gli dice: “Mosè, mio signore, impediscili!”.
È capitato ai tempi di Gesù. Giovanni che dice: “Abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”, cioè “non è dei nostri”.
Capita sempre.
Infatti, con quanta facilità anche noi cataloghiamo le persone! Perché non la pensano come noi, perché non condividono certe nostre scelte, o perché ci sono istintivamente antipatiche, e così via.
O, forse, perché nel passato non si sarebbero comportate troppo bene, per cui ormai sono catalogate in tale senso. Non prendiamo in considerazione, invece, l’ipotesi che, nel frattempo, potrebbero essere cambiate. Eppure, verso di loro, rimane immutata la nostra discriminazione con espressioni come questa: “Non c’è da fidarsi!”.
Attenzione! Non possiamo mettere nessun bavaglio a Dio.
Dobbiamo, invece, credere che lo Spirito di Dio non solo non discrimina, ma è sempre espansivo e diffusivo.
Abbiamo sentito la risposta di Mosè: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”.
E Gesù a sua volta:“Chi non è contro di noi, è per noi”.
Però, attenzione anche ad un altro atteggiamento sbagliato: il volersi accaparrare lo Spirito. Come se, l’essere stati scelti da Dio con particolari doni, significasse che Lui e i suoi doni diventano un bene proprio, di cui disporre come meglio ci aggrada e non, invece, il metterli a servizio della Chiesa, in obbedienza ai pastori della Chiesa stessa.
Non si può procedere, come suole dirsi, “a ruota libera”. Infatti, ci sono sempre regole e confini da osservare per rimanere fedeli allo spirito e utili alla comunità.
Altrimenti si diventerebbe una “chiesa” dentro la “Chiesa”. Solo in questo senso e a questo livello si può dire che “non si è in comunione” e solo in questo caso si può dire “non sei dei nostri”. Nel qual caso, tuttavia, l’amore alla persona rimane e deve rimanere sempre, in attesa del suo ravvedimento.
Il fatto di credersi di essere nel giusto, quando di fatto non si è in comunione, porta scandalo e gravi danni. Comprendiamo, allora, le asserzioni di Gesù: “Se la tua mano è di scandalo… Se il tuo piede è di scandalo… Tagliali”.
Non si tratta di mutilarsi materialmente, quanto di essere capaci di rinunciare a vedute personali e fare dei tagli importanti e decisivi nella vita. Altrimenti, nel caso estremo, si potrebbe giungere ad essere ufficialmente “scomunicati”.
Noi, certamente, non siamo a questo livello, però certi tipi di discriminazione e di divisione non mancano.
Speriamo di fare qualche passo avanti.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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