Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
6 dicembre 2025 * S. Nicola
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3 Domenica C Gesù in sinagoga
Testi liturgici: Ne 8,2-10; I Cor 12,12-30; Lc 1,1-4,14-21
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“Non vi rattristate perché la gioia del Signore è la vostra forza”,
così concludeva la prima lettura.
Noi troppo spesso ci lamentiamo e ci rattristiamo per tanti motivi e, soprattutto, per come vanno le cose. Che le cose vadano male, nulla da dire ed è vero, ma attenzione a non confondere le prove, il dolore e la sofferenza con la tristezza.

Che ci sia la sofferenza è un dato di fatto, ma non possiamo farci prendere da una specie di disperazione. Se confidiamo nel Signore, dobbiamo credere che egli si serve pure del male per trarne un bene, tale che alla fine va anche a nostro vantaggio per cui, pur soffrendo ma con questa speranza, rimaniamo con la serenità e la gioia interiore.

Cosa era capitato a quella gente di cui parla Neemia?

Dopo i lunghi anni dell’esilio, era finalmente tornata nella propria patria; ma c’è tutto da ricostruire, tutto da risistemare, tutto da riorganizzare per ricomporre la comunità; ecco spiegato il motivo per cui la tristezza, la sfiducia e lo scoraggiamento vi predomina.

Dove trova la forza per superare la situazione?

La trova nella celebrazione della Parola di Dio, minimamente descritta nel suo svolgimento. Da notare che la modalità è identica a quella che anche noi stiamo facendo in questa prima parte della Messa.

Il popolo eleva a Dio la lode, poi lo scriba Esdra apre il libro e alcuni lettori proclamano vari brani del Deuteronomio. Tutta l’assemblea sta in silenzioso ascolto. Poi, segue la spiegazione del testo con parole che attualizzano il proprio rapporto con il Signore. Il popolo si rende conto che, quanto era capitato, proveniva dalla conseguenza del peccato, per non aver seguito le indicazioni del Signore. Se ne pente sinceramente e si converte.

Allora interviene Esdra il quale, riconoscendo il sincero pentimento del popolo, invita tutti alla gioia, al banchetto e alla festa dicendo: “Questo giorno è consacrato al Signore”.

Pertanto ogni lamento deve essere bandito, perché Dio ha condonato ogni debito ed ha usato grande misericordia.

A questo punto ci viene da chiedere se anche noi viviamo il giorno di domenica con questo spirito, trasformandolo in un vero giorno della festa.

A questo punto, sorge una qualche perplessità, perché in realtà sono pochi coloro che lo vivono bene.

Lo stesso fatto, la stessa scena e lo stesso atteggiamento si ripetono nella sinagoga, come ci ha narrato il Vangelo, con la differenza che, al posto di Esdra, c’è Gesù. Egli trova la circostanza per sottolineare il motivo della sua presenza, dicendo: “Lo Spirito del Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio”.

Ancora una volta si parla di letizia e gioia, questa volta diretta soprattutto ai poveri, tra cui dovremmo essere elencati anche noi.

Chi di noi, infatti, in qualche maniera non è povero? Non tanto materialmente, ma soprattutto spiritualmente.

Innanzitutto siamo poveri perché, rapportati a Dio, ci rendiamo conto che siamo un niente.

E poi, quando le cose non vanno come vorremmo, non è forse un esercizio di povertà?

E quando gli altri non ci considerano per quello che siamo, non è ancora esercizio di povertà?

Ma con noi c’è il Signore Gesù. Egli prende favorevole posizione quando trova qualcuno che è povero, che è escluso, che è emarginato, che è oppresso sia da malattie fisiche, che morali e spirituali.

Per Gesù ogni persona vale tantissimo, è assai preziosa ai suoi occhi, tanto più se tale persona è un peccatore pentito.

Tutto questo non è forse motivo di gioia?

Ancora una volta, pertanto, tornano di consolazione le parole iniziali: “Non vi rattristate perché la gioia del Signore è la vostra forza”.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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