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Il comportamento di Davide verso Uria è terribile. Non conta per lui la lealtà di Uria, non conta l’amicizia, nemmeno sono messi in conto altri valori, ad esempio quello della famiglia. Davide, accecato dalla passione per la moglie di Uria, non esita a far uccidere il suo rivale.
Sappiamo che ogni peccato porta delle conseguenze. Tali conseguenze sarebbero state subite da Davide stesso, ma anche dal suo popolo, e, per di più, avrebbe compromesso quanto sinora, con la grazia di Dio, aveva fatto di bene.
Però, sappiamo anche che il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Ebbene, per raggiungere tale scopo il Signore si serve del profeta Natan, che interviene presso Davide.
Dietro alle sue parole, Davide riflette e non cerca di giustificarsi, ma riconosce subito il peccato e ammette la sua gravità.
Questo basta perché Dio lo perdoni e gli prometta nuovamente la sua vicinanza e la sua grazia.
L’episodio serve di incoraggiamento per noi tutti.
Anche se fossimo grandi peccatori, basta il sincero riconoscimento dei peccati e il fermo proposito di migliorare e cambiare vita, per essere riammessi nell’abbraccio del Padre celeste.
All’episodio di Davide fa eco quello del vangelo, molto analogo.
In esso notiamo l’incapacità del fariseo Simone a scoprire in Gesù il volto misericordioso del Padre, pieno di amore per i peccatori, che ha l’autorità di perdonare i peccati, una volta riconosciuti dal peccatore.
Il fariseo si scandalizza non tanto della donna, che tutti conoscono come peccatrice pubblica, ma per il comportamento di Gesù. Se è veramente profeta, non lascerebbe assolutamente che quella donna si avvicini, né tanto meno si lascerebbe toccare da lei.
Se questo non lo fa è segno che non è un vero un profeta, significa invece che è un ciarlatano, alla maniera di tanti altri.
A questo punto ci vien da chiedere chi sia il profeta.
La risposta la conosciamo. È colui che parla a nome di Dio, o meglio ancora, chi parla con la lingua di Dio.
Forse non tutti riflettiamo abbastanza su un fatto. Cioè, su cosa dice quella lingua, qual’ è la parola più importante che la caratterizza come vero linguaggio di Dio.
Luca, come in tante altri parti del suo vangelo, ci suggerisce che la parola tipica di Dio è “misericordia”.
Infatti, lo sappiamo, Gesù non è altro che la misericordia visibile del Padre e pertanto non può comportarsi diversamente.
Nel contempo, Gesù trae motivo da questo incontro per darci un insegnamento importante. Ci dice che a Dio non interessa se e in che misura siamo peccatori, sporchi o malandati.
Ciò che a lui interessa davvero, è la nostra decisione e disponibilità a cambiare il tipo di vita che stiamo conducendo.
Gesù vede nel cuore della peccatrice la volontà di cambiare vita, per cui i semplici gesti che ella compie, anche se potrebbero sembrare esagerati, valgono più di tante parole.
Si è messa veramente sulla scia dell’amore, quello vero.
Ecco perché Gesù, rivolto al fariseo, conclude: “Io ti dico che le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello