Testi liturgici: Ger 33,14-16; I Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36
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Con questa prima domenica di Avvento stiamo iniziando un nuovo anno liturgico.
Sappiamo bene che il termine “Avvento” significa “Venuta” (da parte di uno che nel nostro caso è Gesù Cristo) ed anche “Attesa” (da parte nostra che dovremmo essere, in attesa di Lui). Per poterlo incontrare, accogliere bene e ricavarne frutto, è necessario che l’attesa sia attenta, vigile, senza distrazioni.
Ed allora la domanda, come attenderlo ed accoglierlo?
Per meglio comprendere la risposta, ci facciamo aiutare da una similitudine, quella del perché costruiamo una casa di civile abitazione e del come la costruiamo. E’ un cammino fatto in tappe progressive.
Si pongono le fondamenta, si innalzano le colonne portanti, si protegge con la messa in opera del tetto; si mettono in opera le varie suddivisioni e i vari tamponamenti; si canalizza e si monta quanto necessario per la parte elettrica, idrica, termica; si eseguono i pavimenti e i rivestimenti; per ultimo si esegue il tinteggio. Infine si va nei negozi per acquistare il mobilio e quanto altro, proprio per renderla una abitazione accogliente e comoda.
Ovviamente questo non lo facciamo noi, o per lo meno non lo realizziamo assolutamente da soli. Abbiamo bisogno di colui che faccia un progetto, di un direttore dei lavori, di operai competenti e specializzati. Sono tutte persone che non possiamo scegliere a caso, ma ci richiede molta attenzione per trovare quelle valide e competenti, quelle oneste. Non basta ancora, anche durante i lavori è necessaria la nostra continua vigilanza.
Trasferiamo questa similitudine per applicarla alla nostra vita di credenti.
Anche noi dobbiamo porre le fondamenta della vita. Si tratta di non dimenticare mai che solo Dio è il vero fondamento della nostra vita.
Ancor prima di questo, Dio ne è anche il progettista e il disegnatore.
E’ un progetto così bello che non ce ne può essere uno migliore, anche se diverso per ciascuno di noi. Questo non sempre è comprensibile, anzi, a volte da qualcuno è anche male interpretato; come del resto per un profano potrebbe essere incomprensibile il disegno su carta fatta dal geometra per il costruendo edificio, nel quale non ci capisce niente; lo capirà solo dopo averlo realizzato.
Oltre a questo, il Signore è pure il direttore dei lavori.
A noi non resta che essere e rimanere i suoi operai, tanto più specializzati quanto più viviamo di fede. Ecco perché c’è bisogno di tutta la nostra vigilanza e attenzione per realizzare bene il suo disegno che è per portarci alla salvezza eterna.
Ed ecco allora che l’anno liturgico, scandito fondamentalmente dal tempo natalizio e da quello pasquale (a sua volta ognuno adeguatamente preparato da quello di Avvento e Quaresima) ci aiuta a leggere il progetto di Dio, e a realizzare bene la nostra vita. Lo fa presentandoci Gesù Cristo e i suoi santi, la loro vita ed il loro insegnamento, proprio per farci riuscire ad essere veramente suoi discepoli.
Si comincia con questa prima domenica di avvento, nella quale ci viene detto come poter incontrare il Signore ogni giorno. Ecco le parole: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni e affanni della vita… Vegliate in ogni momento pregando”.
In altre parole vuol dirci che dobbiamo vivere in continuo contatto con Lui, senza disperderci in cose futili che fanno perdere la consapevolezza della sua presenza. Ecco perché la nostra vita non può essere vissuta superficialmente, tale da non farci accorgere del suo amore. Purtroppo, quanta persone insoddisfatte e scontente! Questo avviene perché non si accorgono dell’amore di Dio.
Ci viene pure detto: “Ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto”.
In altre parole, ci dice che non dobbiamo mai scoraggiarci per quello che ci può capitare, per le avversità della vita, in quanto il Signore è fedele alle promesse, soprattutto a quella fatta tramite Gesù: “Non temete! Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”.
Pertanto, nei momenti di difficoltà, dobbiamo sempre saper attendere con fiducia e pazienza, riponendo in lui la nostra speranza.
Ecco perché nel salmo responsoriale, - in cui abbiamo pure sentito evidenziare l’espressione: “Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà” - abbiamo giustamente ripetuto: “A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuari San Giuseppe in Spicello