Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
9 dicembre 2025 * S. Siro vescovo
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16 Pecore senza pastoreTesti liturgici: Ger 23,1-6; Sl 22; Ef 2,13.18; Mc 6,30-34
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Oggi, tutto gira attorno al termine “pastore”.
Il brano di Geremia – prima lettura - contiene un rimprovero molto forte per i pastori che fanno disperdere il gregge.
“Pastore” è un termine generale per indicare le guide e i capi del popolo.
Questi capi del popolo di Israele non fanno il loro dovere. Invece di aiutarlo e portarlo ad una fede autentica, in realtà pensano a se stessi. Hanno commesso molti errori la cui conseguenza è la dispersione del popolo stesso in esilio.
È il così detto “castigo” di Dio che non contraddice alla sua misericordia. Egli non intende punire nessuno, ma si serve di mezzi per correggere, come farebbe ogni padre nei confronti dei figli.
È davvero triste osservare come questa situazione si ripeta anche oggi: non dobbiamo pensare solo ai sacerdoti e al loro esempio, a volte purtroppo non consono alla vocazione e missione loro affidata.
Pensiamo anche ai genitori! Quanti seguono il famoso detto: “Armiamoci e partite”.
Pensiamo pure a noi stessi che potremmo essere responsabili del cammino di fede di qualcuno, ma che, per il nostro cattivo esempio e per il nostro mal comportamento, spesso lo allontaniamo, invece che avvicinare a Dio!
Quale tipo di esilio potrebbe verificarsi per noi? Di quale mezzo il Signore si servirà per richiamarci sulla retta strada?
Tutto quello che sta succedendo nella nostra vita e nella storia del mondo, non sarebbe un “castigo” – nel senso detto pocanzi – e non dovrebbe servirci da richiamo?
Ritornando al popolo di Israele disperso in esilio, possiamo ben notare che la situazione è sotto controllo il controllo di Dio ed è da Lui risolta. Egli continua a vegliare sul suo popolo e non lo perde di vista, anche se lo ha messo alla prova.
Lo ricostituirà popolo unito, sostituendo i cattivi pastori.
Storicamente è stato vero. Ma il fatto ha una proiezione anche sul futuro. Si servirà di Davide, dalla cui discendenza nascerà Gesù Cristo, che è il vero pastore.
Per tale motivo, con il salmo 22, abbiamo ripetuto: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”.
La cosa è confermata dal vangelo, in cui abbiamo ascoltato il pensiero e l’atteggiamento di Gesù: “Egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore senza pastore”.
Per tale motivo aveva mandato gli apostoli in missione, come abbiamo ascoltato domenica scorsa.
Oggi, i medesimi apostoli, sono di ritorno e raccontano tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato.
Cosa dice loro Gesù?
La risposta vale per ognuno di noi, se vogliamo essere pastori, veri apostoli ed educatori: “Venite in disparte, riposatevi un po’”.
Cosa significa riposare?
Significa stare con Gesù, con lui condividere momenti di pace e di intimità.
È questo il vero riposo. Ad esso ogni cristiano dovrebbe anelare.
Solo quando stiamo con Gesù, impariamo a vivere ed amare come lui; e si diventa capaci di provare vera compassione nei confronti degli altri.
È questo il motivo della domenica.
È questo il primo motivo per cui anche oggi siamo qui.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario di San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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