Testi liturgici: Gen 22,1sg; Sl 115; Rm 8,31-34; Mc 9, 2-10Per il documento: clicca qui
L’episodio di Abramo e Isacco, non vi ha sollevato degli interrogativi?
Non vi sembra che Dio si contraddica?
Prima promette ad Abramo una lunga discendenza, poi intende rinnegarla perché chiede la morte del figlio, alla quale il figlio stesso è chiamato a collaborare.
Infatti, la salita sul monte e l’avvicinamento al luogo del sacrificio, la stessa preparazione dell’altare, e soprattutto l’operazione di legatura di Isacco, che non è un bambino, non potrebbero compiersi senza che anche lui partecipi e collabori.
Pertanto, la prova non è solo per Abramo, ma anche per Isacco.
Ambedue tuttavia, pur non prevedendo il lieto fine, credono che in qualche modo Dio provvederà, perché non può venir meno alla promessa.
In altre parole, dietro questa richiesta di Dio, apparentemente assurda, vi è una ragione profonda: certamente, da questa situazione, nascerà un bene maggiore.
Di fatto, poi, assistiamo al lieto fine: il figlio è salvato, la promessa è mantenuta. Non è stata altro che una grossa prova di fede. Tanto è vero che a tutt’oggi si usa l’espressione che proclama Abramo “nostro padre nella fede”.
Tutto questo, cosa dice a noi?
Se anche noi riuscissimo a vivere le prove della vita con questo sguardo di fede, probabilmente avremmo nel cuore tanta pace in più.
Ci insegna che, anche nelle contraddizioni più grandi della vita, dobbiamo mantenere la fiducia in Dio, il quale, per mostrarci il suo amore, ha promesso e garantito di essere sempre al nostro fianco.
Che Dio sia sempre dalla nostra parte, è anche la scoperta di Paolo, proclamata oggi: “Se Dio è per noi, chi sarò contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui?”.
Allora, sempre avanti con piena fiducia.
Anche il Vangelo, da una angolatura diversa, ribatte lo stesso tema.
Il racconto della Trasfigurazione di Gesù è un’anticipazione della sua Risurrezione. È una cosa bellissima, tanto che Pietro esclama: “E’ bello per noi essere qui; facciamo tre capanne…”.
Gesù però, per risorgere, doveva prima patire e morire.
Siccome i discepoli non erano capaci di ammettere tale fatto, cosa che diventava una grossa prova per loro. L’episodio della Trasfigurazione sarebbe dovuto servire per questo.
Invece, non pare che sia servita più di tanto. Sappiamo, infatti, come è andata a finire il tutto: ci sarà chi lo tradisce, chi lo rinnega e chi fugge.
Ebbene, anche questo episodio torna a ribadire l’argomento su cui poc’anzi ci siamo soffermati: come affrontare le prove della vita.
Se nelle prove e nelle difficoltà ci chiudiamo in noi stessi, siamo finiti.
Umanamente parlando, abbiamo bisogno di chi ci dia sostegno. Questo è molto importante e utile, per non dire necessario, ma non basta.
Dovremmo cogliere la luce che promana dal volto di Gesù ed avremmo un approccio molto diverso agli eventi negativi della vita.
Egli non solo ci è vicino, ma soprattutto nel momento della prova, ci rafforza perché le difficoltà possano consolidarci e confermarci in maniera più decisa come suoi discepoli.
Non si deve mai disperare dell’aiuto e della presenza di Dio.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello