Testi liturgici: 2Sam 7,1-5.8-12.14; Sl 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38Per documento: clicca qui
Costruire una casa per il Signore!
Certamente buona è l’iniziativa di Davide: una intenzione santa, dettata da un cuore che ama veramente Dio.
Il Signore, però, gli risponde che a lui non interessa tanto una casa di mattoni, gli interessa invece un casato, una discendenza, una comunità fatta di persone.
Tale casato non è opera dell’uomo, tanto meno di Davide, né di suo figlio Salomone, - seppure successivamente abbia costruito il tempio di mattoni -, ma sarà Dio stesso a intervenire, come abbiamo ascoltato: “Forse tu mi costruirai una casa perché io vi abiti?… Il Signore ti annuncia che farà a te una casa”.
La farà mandando il suo Figlio Gesù, che creerà un casato, cioè un regno che non avrà fine, come pure abbiamo ascoltato: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te e renderò stabile il suo regno”.
Il Vangelo ascoltato non fa altro che raccontarci come è iniziata questa opera. Le parole ascoltate, rivolte dall’angelo a Maria e che si riferiscono al Figlio, lo confermano: “Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Ebbene, il Natale, che a giorni celebreremo, fa memoria di tutto questo.
Applichiamo a noi.
Quante volte anche noi facciamo opere per far contento il Signore!
Quante volte lo preghiamo perché intervenga ad aiutarci in cose buone, il più delle volte solo di carattere temporale e passeggero!
Quante volte dobbiamo riconoscere che le cose non vanno come vorremmo noi!
Anche Maria aveva fatto il proposito di verginità, escludendo l’ipotesi di diventare madre. Questo spiega il motivo della domanda: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”.
Se lei è turbata e fa la domanda, non è perché non si fida del Signore, ma è solo per capire meglio come possa continuare a compiere la volontà di Dio, avendo fatto progetti diversi.
Ma Dio sconvolge e allarga i piani di Maria, pur rispettando quello da lei formulato.
Dobbiamo assolutamente credere che, quando accettiamo i piani di Dio, anche i nostri buoni desideri, pur sembrando in contrasto con quelli di Dio, vengono in qualche modo realizzati.
Però, perché si possano realizzare, è necessario che anche noi pronunciamo il “fiat”, il “sia fatta la tua volontà”, come ha fatto Maria.
Solo così si realizza il disegno di Dio, cosa che chiamiamo mistero. Ogni comportamento di Dio, è sempre mistero.
Tra questi misteri: uno è unico; poi ce ne sono tanti che si ripetono nella nostra vita.
Quello unico è descritto nella seconda lettura, con questa espressione: “Il mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato”.
Di cosa si tratta?
Generalmente, quando noi parliamo di mistero, pensiamo a qualcosa di arcano e fuori dalla possibilità di essere compreso.
Invece, qui significa l’opera di salvezza iniziata da Dio molti secoli fa e che raggiunge la sua massima espressione nella persona di Gesù.
Dunque, mistero non è una cosa che non si capisce, ma una cosa da amare e da accettare.
Esso rappresenta la più profonda espressione di amore che Dio ha per noi.
E’ incomprensibile solo per il fatto che il più delle volte non riusciamo a capire il perché di certe situazioni, che restano veramente inspiegabili. Eppure, attraverso di esse sempre passa l’amore di Dio.
Dunque, il mistero nel nostro caso è che Dio vuol salvare tutti, vuol stringere gli uomini a sé nella persona di suo Figlio Gesù, rivelando a tutti la sua infinita misericordia.
Come comportarci, allora, quando non comprendiamo l’evolversi della storia, sia personale che della società?
Dobbiamo continuare a credere che siamo avvolti dal mistero di Dio, cioè dall’amore infinito di Dio.
Ebbene – lo ripetiamo - è proprio quello che celebriamo a Natale.
Sac. Cesare Ferri, rettore San Giuseppe in Spicello