Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
9 dicembre 2025 * S. Siro vescovo
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Immagine 1990 2Testi liturgici: Is 50,5-9; Sl 114; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35
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Ci è mai capitato di voler insegnare a Dio come si deve comportare? A Pietro – lo abbiamo udito - è capitato!
Questa volta, chi si oppone a Gesù, non sono i soliti scribi e farisei, ma è il discepolo per eccellenza, proprio quello che pocanzi, alla domanda cruciale sulla fede, aveva giustamente confessato “Tu sei il Cristo!”.
Ma, allora, perché lo ha fatto? Perché gli voleva bene.
“Se Gesù è il Messia – pensava - non può essere mai un perdente, ma un vittorioso sempre e in ogni situazione”.
Venuto a conoscenza della futura sorte di passione e morte, sarebbe stato uno sconfitto. “Questo – pensava - non deve capitare al Dio Messia!”. Ecco allora – abbiamo ascoltato - “Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo”.
Notate la delicatezza usata “lo prese in disparte”!
A questo punto sorge una domanda. Perché, alla risposta giusta di Pietro, Gesù “ordinò loro severamente di non parlare di lui al alcuno”?
Semplice: sarebbe stato fonte di confusione per loro e per gli altri, come del resto è avvenuto, di lì a poco, per Pietro.
Si trattava di entrare nella logica di Dio e capire quale sia stato il significato della missione di Gesù e, di conseguenza, quella nostra in quanto suoi discepoli. Dobbiamo comprendere la lezione che, successivamente, insegnerà San Paolo “quando sono debole, è allora che sono forte”.
Cosa dice a noi, questo?
In ogni situazione, sotto la luce dello Spirito, dobbiamo imparare a tacere per capire cosa davvero sia bene fare al momento. Dobbiamo sempre credere, anche se all’apparenza sembriamo sconfitti, che il Signore è dalla parte nostra.
Quanti genitori, ad esempio, si sentono perdenti nell’opera educativa!
Quante persone si sentono disprezzate, derise, calunniate, odiate, trattate ingiustamente, messe al bando!
In tali circostanze deve brillare la figura di Gesù, l’innocente per eccellenza, condannato alla morte infame tra malfattori. È la rivelazione più sconvolgente di dove possa giungere un amore totalmente donato.
Per questo non si deve mai temere il mistero della croce, poiché essa è sempre portatrice di grazia e di misericordia. Quando sono debole e perdente, è allora che sono forte.
L’ultima riflessione ci è data attraverso Giacomo: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere la fede, ma non ha le opere?”.
Molti cristiani sono convinti che la fede sia una faccenda privata da sbrigare tra loro e Dio o, tutt’al più, al compimento di certe pratiche religiose. Non capiscono che essa quando è vera, ha delle ripercussioni pratiche sulla vita e sulle scelte.
Noi ci auguriamo di non essere tra questi tipi di cristiani.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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