Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
8 dicembre 2025 * Immacolata Concezione
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  Testi liturgici: 2Re 4, 42-44; Salmo 144; Ef 4, 1-6; Gv 6, 1-15                      005-Interno      
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Abbiamo ascoltato due miracoli di moltiplicazione del pane, molto simili.
Q
uello del vangelo fa parte di un capitolo la cui lettura si prolungherà per qualche domenica: dopo il miracolo, ascoltato oggi, ci sarà il discorso di Gesù sul Pane della Vita.
In vista di quel discorso, ci poniamo alcune domande.
Il vero miracolo è quello ascoltato o ce n’è un altro, meno evidente ma più importante, e che Gesù evidenzia?
Come è letto da noi questo episodio evangelico? Come “fatto straordinario” o come “segno”?
Come lo applichiamo? È un fatto che interessa solo noi, oppure coinvolge anche altri, cioè tutti tramite noi?
Una cosa è certa. Ogni miracolo presuppone la fede ed aiuta ad accrescerla; però la fede non dipende dai miracoli.
Se dipendesse dai miracoli, perché tanti non credono? Eppure, chi di noi non ha fatto esperienza di cose straordinarie operate da Dio, se non altro, per primo, la risurrezione di Gesù?
La fede, invece, non è legata ai fatti, ma deve essere agganciata ai “segni”, cioè alla necessità di affidarsi alla logica dei significati, fatti comprendere dalla Parola di Dio.
Domenica prossima, proseguendo nella lettura, troveremo Gesù che dirà alla gente: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avere mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Ed ancora, nelle successive domeniche, troveremo molti che se ne andranno: quindi il miracolo non è servito per rimanere legati a Gesù.
Bisogna, pertanto, risalire al segno ed al suo significato. Qual è questo segno?
Si parte da un fatto per arrivare ad altre conseguenze.
Il miracolo è stato fatto perché il pane non fosse accaparrato, ma condiviso: per primo dal ragazzo, che non lo ha tenuto per sé; poi dalla folla che se lo è passato di mano in mano, a pezzi, provenienti da un “unico” pane.
Ma non basta. Gesù ben spiega il passaggio da questo tipo di condivisione, a quella del pane eucaristico: ci si ritrova, soprattutto la domenica, l’uno accanto all’altro per spezzare e condividere l’ “unico” pane di vita, che è Gesù Cristo. intorno all’ “unico” altare.
Il segno non si ferma solo qui, ci chiede un altro balzo.
Se l’Eucaristia è il memoriale del sacrificio della Croce, e, pertanto, segno dell’infinito amore di Dio, il celebrarla impegna tutti a “condividere” il suo amore con lui e tra di noi.
Se non si arriva a questo, il solo credere al miracolo del pane che diventa corpo di Cristo, ben poco aiuta a crescere nella fede. Deve diventare segno concreto di vicendevole amore, nell’impegno di ogni giorno, sempre guidati dalla Parola di Dio.
A questo punto entra l’esortazione ascoltata oggi da San Paolo: “Comportatevi in maniera degna della chiamata… sopportandovi a vicenda nell’amore… avendo cura di conservare l’unità…”.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Guseppe in Spicello  

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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