Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
7 dicembre 2025 * S. Ambrogio vescovo
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Pesca miracolosa
Domenica terza di Pasqua B 18 aprile 2021
Testi liturgici: At 3,13-15; I Gv 2,1-5; Lc 24,35-48
Per il documento: clicca qui
Pietro nella sua omelia ripete l’espressione che molto spesso troviamo scritta nella Bibbia: “Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri …”.
Dice questo per affermare che Dio è sempre presente nella nostra vita.
In altre parole, come ha condotto la storia di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, altrettanto fa con tutti noi. Non ci abbandona mai, neppure per un solo istante.

Ecco perché Gesù è costretto a ripeterlo ai suoi discepoli, i quali non avevano ancora capito più di tanto il fatto della sua morte e risurrezione: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho?”.

Noi siamo convinti di questa sua reale presenza, oppure no? Siamo convinti che Gesù ci accompagna momento per momento?

Si tratta di crederci. È quello di cui abbiamo avuto modo di riflettere pure la scorsa domenica, ma cerchiamo di approfondire ancora.

Fra poco nel credo diremo: “Il terzo giorno risuscitò da morte”.

Sono solo parole, oppure abbiamo anche ben capito che cosa vuol dire che egli è risorto dai morti?

Dal brano evangelico risulta chiaro che per giungere alla vera fede nella risurrezione, non basta che Gesù sia visto e toccato, non basta che mangi davanti ai suoi discepoli, non basta ascoltarlo se questo si limita ad un modo molto superficiale. Occorre che la nostra  mente sia aperta all’intelligenza delle Scritture.

Senza le sacre Scritture, senza la Parola di Dio, non può esserci vera fede. Lo abbiamo ascoltato: “Gesù aprì loro la mente per comprendere le Scritture”.

Infatti, è molto più facile ammettere i miracoli di Gesù perché si vedono, piuttosto che le sue parole che bisogna credere.

È molto più facile vivere in una certa dimensione religiosa, attraverso la recita di preghiere, il compimento di alcune pratiche religiose, piuttosto che fare un serio cammino di fede.

Quanta gente fa quel tanto e non più, perché ha paura di impegnarsi troppo.

Per questa gente la religione è costituita solo dal compimento di alcune buone opere; la fede invece, anche se domanda le buone opere per poterla mantenere, è tutt’altra cosa; è la capacità di vedere la presenza del Signore in ogni momento della vita.

Se viviamo solo in un certo tipo di religiosità, ci limitiamo a credere ad un Gesù come se fosse una specie di spirito, una specie di fantasma, uno che c’è e che non c’è, come del resto lo hanno interpretato i suoi discepoli: “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma”.

Questo modo di vedere rimane una immagine piuttosto sbiadita, è posta ai margini della nostra vita, è sempre una credenza ma non è la fede vera.

La fede vera, invece, sta nel credere che Gesù è una persona, è colui che possiede in sé la vita eterna, è colui che ci sta sempre vicino per donarcela, è colui che arriva a noi solo se siamo disposti a riceverla attraverso la nostra vera vita di fede.

Ebbene, Gesù per dimostrare che la sua presenza è così concreta e reale, addirittura si fa commensale. Questo per dire che sta vivendo dentro la nostra quotidianità, che sta condividendo con noi perfino le cose più normali e feriali, come appunto un pranzo.

Abbiamo sentito la sua richiesta: “Avete qui qualcosa da mangiare?”.

La risposta concreta: “Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò con loro”.

Non perché egli avesse bisogno di mangiare, ma per dimostrare che la sua presenza era viva e reale.

E’ importante prendere questa consapevolezza, se vogliamo trasformare le nostre giornate con un orizzonte nuovo, se le vogliamo illuminare con una luce diversa.

Questo, però, dipende dallo spazio che vogliamo dare a Gesù. Se ci ostiniamo a lasciarlo ai margini, a non impegnarci sul serio in una vita profondamente cristiana, impregnata di fede, continueremo a vivere la nostra vita piuttosto trascinata, senza gioia e con molta rassegnazione.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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