Testi liturgici: Gen 22, 1-2.10-13.15-18; Rm 8,31-34; Mc 9, 2-10
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Iniziamo questa omelia sottolineando l’espressione di Paolo: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”.

È una espressione quanto mai rincuorante per coloro che vogliamo stare dalla parte di Dio. Quale sorte contraria, invece, è per coloro che confidano più su se stessi, sulle proprie capacità e sulle cose passeggere a cui sono legati, piuttosto che in Dio!

In quale momento Paolo ha espresso tali parole?

Le ha dette mentre si trovava a Roma, chiuso in prigione. In tale situazione avrebbe potuto dire: “Signore, da quando ti ho conosciuto, sono stato sempre dalla tua parte e ho lavorato sempre per te, per la tua gloria e per il bene degli altri. Cosa ho fatto di male per essere trattato così?”.

Qualcosa di simile a volte lo diciamo anche noi.

Invece Paolo si è espresso in maniera del tutto diversa. È come se avesse detto: “Finché sono gli uomini a perseguitarmi, posso stare tranquillo, non mi succederà nulla di grave, non devo aver paura di nulla perché il Signore è dalla mia parte”.

In una situazione analoga, per non dire peggiore, si è trovato Abramo.

Anch’egli avrebbe potuto dire: “Signore, ho tanto atteso un figlio e finalmente me lo hai concesso. Per di più mi hai garantito che attraverso di lui avrei avuto una lunga discendenza. Ora me lo richiedi in sacrificio. Come mai? Dove va a finire la mia discendenza? Non credo più alle tue parole!”.

Invece Abramo non si sogna affatto di esprimere tali parole, anche se non è da nascondere il suo naturale e grande sgomento. Comunque sia, egli continua a rimanere dalla parte del Signore, continua a fidarsi di lui e, senza nessuna discussione, gli obbedisce. È sicuro che, nonostante tutto, Dio non può venir meno alla promessa.

Di fatto così avverrà, per cui gli riconferma la promessa: “Io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare”.  

È stata una prova per misurare la sua fede.

Quante prove anche nella nostra vita!

Chi di noi non è messo alla prova?

Tuttavia, in qualsiasi prova nulla di grave potrà accaderci se rimaniamo dalla parte di Dio, ritenendolo come colui che è fedele ad ogni parola data.

Questo ci insegna che anche nelle contraddizioni più grandi della vita, dobbiamo mantenere la fiducia in Dio, il quale non può negarci il suo amore, in quanto per esso ha promesso e garantito di essere sempre al nostro fianco.

Se tutti noi riuscissimo a vivere le prove della vita con questo sguardo di fede!

Certamente avremo nel cuore tanta pace in più, e potremo pure ripetere con Pietro: “È bello per noi essere qui”.

Da notare pure la proposta di Pietro: “Facciamo qui tre capanne”, come a voler dire di volerci prendere dimora.

Invece nessuna dimora, ma solo un momento passeggero, in un certo senso è stato un breve anticipo di paradiso.

Il vero paradiso, però, non è su questa terra, anche se, come già detto, vi è la penombra di esso se viviamo veramente con il Signore. Tale penombra consiste nel fatto che siamo in una pace profonda, sia pure in mezzo alle prove.

Non dobbiamo dimenticare che mentre siamo in questo mondo, siamo sempre messi alla prova, con la conseguenza che dobbiamo lottare continuamente.

Anche quella volta i tre discepoli erano stati messi ad un certo tipo di prova, anche se bella, ma per un motivo preciso.

Quello che hanno provato i tre discepoli doveva servire loro perché fossero meglio preparati ad affrontare l’altra prova, quella dolorosa, quella della passione e morte di Gesù.

Del resto, è quello che il Signore fa con noi. Ci dà ogni tanto qualche “cioccolatino”, una qualche passeggera soddisfazione, ma questo lo fa per dirci di essere preparati ad ogni evenienza e ad ogni altra prova.

 Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello