
Testi liturgici: Lv 13,1-2.45-46; I Cor 10,31-11; Mc 1, 40-45
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Ci poniamo subito una domanda. Perché il lebbroso non domanda di essere guarito, ma di essere purificato?
La purificazione – che sottintende anche la guarigione, facendola precedere - ha un orizzonte più ampio di quello limitato alla sola guarigione.
La guarigione riguardava personalmente la persona ammalata, la purificazione riguardava il suo rapporto con gli altri, come prescriveva la legge di Mosè. Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura. Essa, infatti, si concludeva con queste parole: “Se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento”. Dunque, una vita pesante; una esistenza vissuta da solitario! Se per ipotesi qualcuno si fosse avvicinato al lebbroso, egli doveva gridare: “Impuro! Impuro!”.
Nel caso specifico disobbedisce alla legge ed anziché gridare “impuro”, trasgredendo la legge, si avvicina e si inginocchia ai piedi di Gesù implorando: “Se vuoi, puoi purificarmi!”.
La purificazione consisteva nel poter annullare l’isolamento e riavere la possibilità di riprendere il contatto con gli altri.
Ebbene, Gesù gli restituisce la guarigione fisica e nel contempo gli dà la possibilità di rientrare in comunità.
Vogliamo ora applicare alla nostra vita, riflettendo sul fatto che anche noi potremmo trovarci in situazioni nelle quali siamo isolati.
Quando avviene questo?
Potrebbe avvenire quando viviamo male certe situazioni, quando in esse pensiamo solo a noi stessi e non anche agli altri, come ci ha detto Paolo: “Io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti perché giungano alla salvezza”.
Attenzione, però, a prendere l’espressione tutta intera, perché molti, purtroppo, prendono solo la prima parte, quella di “piacere a tutti in tutto”.
Per giustificarsi, adducono un'altra analoga espressione, quella di voler andare d’accordo con tutti. Con questo atteggiamento non si sbilanciano, non si schierano mai con nessuno, agiscono secondo le varie opportunità.
Questo comportamento certamente non va bene. Gesù stesso, in un altro contesto, lo aveva detto: “O con me o contro di me”.
Certo che dobbiamo piacere a tutti, ma nella maniera cristiana. Per cui vivendo da cristiani veri, potremmo anche non piacere a qualcuno, anzi dobbiamo non piacere a coloro che vivono una vita cristiana solo di facciata.
In questa situazione come si concilia l’espressione di Paolo di piacere a tutti?
Se da una parte si tratta di “non cercare il proprio interesse”, dall’altra bisogna anche essere coerenti con una vita di fede vera, senza voler ingannare nessuno, ma volendo il vero bene sia personale che di tutti.
Quindi non si tratta solo di evitare di fare il proprio comodo, ma si tratta di mettere in pratica anche il: “Fate tutto per la gloria di Dio”.
Questo nostro agire nell’essere coerenti alla volontà di Dio, potrebbe non piacere a tutti. Per tale motivo dobbiamo mettere in conto di avere anche degli avversari.
Per cui in tal senso non si può e non possiamo piacere a tutti. Quindi, come dicevamo pocanzi, se per piacere a tutti, vogliamo a tutti i costi tenere il piede su due staffe, questo non va bene, non è certamente dare gloria a Dio.
Sì, perché il vero cristiano, se vuole rimanere tale, non può non andare contro corrente. Questo gli procurerà, senza personale colpa, la realtà di non poter andare d’accordo con tutti.
Pur tuttavia, queste persone saranno sempre amate, anche se di fatto con loro non possiamo condividere tutti gli aspetti della nostra fede.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello