Riflessioni di don Ferri in ritiri
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
16 dicembre 2025 * S. Adelaide vergine
itenfrdeptrues
Amore pazienteRiflessione tenuta dal rettore alle famiglie riunite in ritiro il giorno 8 gennaio 2017 presso il Santuario San Giuseppe in Spicello di San Giorgio di Pesaro.
L'amore è paziente

(Testo di riferimento Lc 18,1-8 )
Per il documento: clicca qui 

Premessa
In questo anno di formazione non poteva esserci scelta migliore, se non quella di riflettere su alcuni aspetti del documento “Amoris laetitia”, soprattutto nell’ambito che riguarda l’amore fra i coniugi ed in famiglia.
Oggi ci soffermiamo su una caratteristica molto importante, quella della pazienza. Nel documento è descritta ai numeri 90/92.

Ascoltiamo ora la lettura dei numeri 90/91, fatta da uno di voi; poi leggerò direttamente il n. 92, del quale sottolineerò alcune espressioni.
Una parabola di Gesù
Ora, proprio per riflettere sull’argomento, ci lasciamo aiutare dalla parabola della vedova e del giudice disonesto, che abbiamo ascoltato come lettura breve nella celebrazione delle Lodi.
Per comprenderla bene e capire cosa il Signore voglia insegnarci attraverso di essa, bisogna calarsi nella situazione del tempo.
In quei tempi, infatti, tutte le donne erano poco considerate. Non erano ascoltate quando giustamente chiedevano di essere riconosciuti i propri diritti e, questo soprattutto, quando si trattava di una vedova.
Non era facile per le vedove fruire dei beni lasciati dal marito defunto, pur ricorrendo ai giudici. Essi approfittavano della loro debolezza. Anzi, per i giudici, era l’occasione buona al fine di pensare ai propri vantaggi ed ai propri interessi.
Ebbene, il Signore utilizza proprio il comportamento corrotto e disonesto di un giudice per far capire quello che è il comportamento di Dio; ovviamente in una dinamica del tutto opposta a quella del giudice in parola.
Perché tale parabola?
Attraverso di essa il Signore vuol farci capire che le caratteristiche del nostro amore devono assomigliare a quelle sue.
L’amore di Dio, infatti, è “magnanimo”, cioè è esercitato con “un animo grande”. Noi, per esprimere lo stesso concetto, utilizziamo il vocabolo “paziente”, anche se di fatto questo termine è piuttosto limitativo.
Cosa risalta, anzitutto, nella parabola?
Da una parte abbiamo la donna, paziente nel chiedere con insistenza; dall’altra abbiamo colui che non ha rispetto per nessuno.
È vero che alla fine il giudice aiuta la vedova, ma non lo fa per magnanimità, lo fa solo per togliersi una seccatura.
Quante volte anche noi, almeno apparentemente, esercitiamo la pazienza! Questo, però e spesso, non tanto per virtù, quanto per necessità contingente (con un familiare, per non creare situazione peggiore; con il datore di lavoro, per non perdere il posto; in mezzo ad un pubblico di persone, per non perderci la faccia; e così via). Per cui, utilizzando un altro termine, ci “rassegniamo”; cosa che non va, come vedremo di seguito.
Invece la pazienza di Dio, detta per l’appunto “magnanima”, è molto diversa.
Si manifesta attraverso la sua continua sollecitudine verso tutti gli uomini; essa è sempre gratuita e smisurata. Egli conosce molto bene le nostre debolezze e verso di esse è sempre paziente, come leggiamo nella Scrittura: “Lento all’ira e grande nell’amore”.
Come si manifesta questo tipo di pazienza?
Questa pazienza di Dio si manifesta a noi attraverso la sua infinita misericordia. In ultima analisi, tutto il messaggio evangelico sta proprio qui.
La “il Vangelo/la Buona notizia” è che Dio ama tutti, ha pazienza con tutti, pur si salvare tutti: Dio è “magnanimo”.
Se noi vogliamo vivere il Vangelo non possiamo non essere magnanimi, pazienti, lenti all’ira, capaci di comprendere, di perdonare “settata volte sette”; proprio alla maniera di Dio.
Quanto ce n’è bisogno! È da esercitarsi con tutti, ma soprattutto nel matrimonio, che è la strada per un perfezionamento reciproco, in cui ciascuno prende sulle spalle le mancanze, i difetti, le testardaggini, i limiti dell’altro e le copre con la propria misericordia; ricordando sempre l’invito pressante di Gesù: “Non giudicate per non essere giudicati”.
Se, pertanto, solo Dio è perfettamente paziente e pieno di amore, e se lui solo è la sorgente di tale virtù, a noi non resta che aprirci a lui e chiederla attraverso la preghiera.
Ecco il primo e vero aspetto della parabola!
Gesù la utilizza per far comprendere l’importanza della preghiera, fatta con costanza e insistenza.
A prima vista, la scelta dei due personaggi potrebbe sembrarci non troppo felice, in quanto parla di un giudice “corrotto” e di una vedova “importuna”.
Eppure, sono proprio loro che ci fanno capire quanto sia importante la preghiera.
Il giudice che è disonesto, come abbiamo detto pocanzi, pur di togliersi dai piedi la donna, decide di esaudire la sua richiesta.
Ebbene, dice Gesù, se persino un uomo ingiusto e cattivo esaudisce coloro che si rivolgono a lui, cosa non farà Dio che è la bontà in persona?
Piuttosto, continua Gesù, il problema è un altro!
Il problema, infatti, non sta in Dio che non esaudisce, ma sta in coloro che non chiedono più, per mancanza di fede: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.
Non solo. Ma, ricordando pure che davanti al Signore “un giorno è come mille anni”, si tratta anche di essere costanti e insistenti nella preghiera stessa.
Pertanto anche noi dobbiamo, in qualche modo, essere “importuni” – santamente importuni – nei confronti di Dio.
Dobbiamo avere proprio la paziente attesa della fede, cosa che si manifesta, appunto, nella preghiera costante e insistente.
Ora ci domandiamo: Questa pazienza va esercitata solo verso gli altri, o anche verso se stessi?
Ci vuole tanta pazienza anche con noi stessi, anche e proprio per il fatto di non riuscire ad essere pazienti.
Mi ricordo sempre - lo dico a modo di battuta - quello che ci diceva il professore di morale nella scuola di teologia: “Se volete la prova che avete la pazienza, dovete perderla qualche volta!”.
È vero! Si perdono solo le cose che possediamo.
L’ampiezza della pazienza
Nel libro delle preghiere della Famiglia Paolina, si trova quella rivolta a san Paolo per ottenere la pazienza. Da notare che, in questo caso, la pazienza è considerata in un raggio più ampio di come la interpretiamo noi.
Vi leggiamo: “O glorioso san Paolo, che da persecutore del nome cristiano, diventasti un apostolo ardentissimo per zelo e che, per far conoscere il Salvatore Gesù fino agli estremi confini del mondo, soffristi carcere, flagellazioni, lapidazioni, naufragi e persecuzioni di ogni genere e, in ultimo, versasti tutto il tuo sangue, ottienici di accogliere, come favori della divina misericordia, le infermità, le tribolazioni e le prove della vita presente, affinché le vicissitudini di questo nostro esilio non ci raffreddino nel servizio di Dio, ma ci rendano sempre più fedeli e fervorosi. Amen”.
Come abbiamo potuto notare, anche in questa formula si evidenzia il modo di esercitare la pazienza con noi stessi, proprio per le avversità che incontriamo lungo tutta la vita.
Da notare come c’è differenza tra “rassegnarsi” e “accettare”.
Proprio a tal proposito, Papa Francesco in una omelia ha così parlato della pazienza: “La pazienza non è rassegnazione, è un’altra cosa”.
Citando poi l’espressione dalla lettera di Giacomo: “Considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove”, ha sottolineato che l’essere pazienti è la dote esercitata da colui che è saggio.
Così, infatti, prosegue: “Chi non ha pazienza vuole tutto subito, tutto di fretta. Chi non conosce questa saggezza della pazienza è una persona capricciosa; è una persona che confonde il modo di agire di Dio con il modo di agire di uno stregone.
Dio non agisce come uno stregone, Dio ha il suo modo di andare avanti.
La pazienza di Dio!
Anche Lui ha pazienza. Ogni volta che noi andiamo al sacramento della riconciliazione, cantiamo un inno alla pazienza di Dio! Ed il Signore ci porta sulle sue spalle, con quanta pazienza!
La vita cristianacontinua il papa - deve svolgersi su questa musica della pazienza, perché è stata proprio la musica dei nostri padri, del popolo di Dio, quelli che hanno creduto alla Parola di Dio, che hanno seguito il comandamento che il Signore aveva dato al nostro padre Abramo: <Cammina davanti a me e sii irreprensibile>”.
Conclusione
La dispensa che avete in mano conclude riportando il n. 231 dell’Esortazione Apostolica, in cui si parla della pazienza magnanima del matrimonio.
Ognuno la legge e medita per proprio conto.

facebook

"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

Visite agli articoli
3735576

Abbiamo 131 visitatori e nessun utente online