Riflessioni di don Ferri in esercizi
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
28 dicembre 2025 * Santi Innocenti martiri
itenfrdeptrues
Premura di Dio
Esercizi Spirituali 2016.

Rilessione dettata a famiglie dal rettore Sac. Cesare Ferri nel corso svolto a Mecerata nei giorni 9-10 settembre 2016
Prima riflessione: Per il documento: clicca qui
1. UOMO DOVE SEI? CHE HAI FATTO?
La premura di Dio per l’uomo
Introduzione e premessa
Prima di entrare nel tema specifico designato per la riflessione, desidero farvi ascoltare un brano biblico che aiuta a capire con quale stile dobbiamo muoverci in questi giorni di esercizi spirituali.
Si tratta di confrontarci con una della esperienze vissute dal profeta Elia.
Egli, per volontà di Dio, ha compiuto cose prodigiose. Tra le altre, nella gara per bruciare la legna del sacrificio, ha sconfitto i profeti pagani, facendo scendere un fuoco dal cielo. Successivamente, perseguitato e scoraggiato, chiede al Signore di morire.
Il Signore, invece, gli dà il cibo perché deve camminare sino al monte di Dio. Giunto al monte, per passare la notte, entra in una caverna.

Da quello che gli capita in quella dimora, è invitato a comprendere che, se vuole davvero incontrare e vedere il Signore, deve cercarlo nel modo giusto.
Ascoltiamo il relativo brano (I Re 19, 9-13).
Il profeta Elia, di fronte a tale manifestazione di Dio, comprende che nel suo comportamento c’è qualcosa che deve cambiare.
Non deve più attendere la sua piena manifestazione come era avvenuto nel suo passato e, quindi, non nel fuoco e nel terremoto, non nei miracoli e in fenomeni eclatanti, neppure in esperienze sensazionali e nella emotività, tanto meno nella confusione e nel chiasso, ma deve entrare in comunione profonda con lui.
Questo è richiesto a tutti ed è possibile esperimentarlo. Però dobbiamo avere il coraggio di stare in silenzio per ascoltarlo, perché arriva a noi come soffio leggero di vento.
Don Alberione lo qualifica ancora meglio e ci dice che dobbiamo stare in silenzio davanti al tabernacolo.
Solo così si manifesta la voce del Signore; egli parla, quasi senza parlare, nel profondo del cuore. Non è facile, perché anche noi viviamo oggi in una società e in una cultura che porta all’attivismo, al chiasso ed ai rumori, tutte cose che solo stordiscono.
Il silenzio, infatti, mette paura, soprattutto ai giovani!
Ciò premesso, allora, dobbiamo renderci conto che tutti i mezzi utilizzati in questi giorni, a cominciare dal direttore del corso, dal così detto predicatore, dalle diverse pratiche comunitarie, valgono relativamente. Devono esserci, sono necessari, ma rimangono solo mezzi.
La loro funzione è quella di aiutarci ad entrare in noi stessi, perché solo questo porta frutto.
Pertanto, non il silenzio osservato per se stesso, quanto il vivere in un clima di silenzio; solo così, infatti, siamo aiutati a non disperderci in cose vuote, inutili e sterili.
Svolgimento del tema: uomo dove sei?
Ci introduce, a questa prima riflessione, un brano della Genesi che ora ascoltiamo (Gen 3, 6-8).
Dal brano ora prendiamo in considerazione è l’espressione “conobbero di essere nudi”.
Ha un significato molto ampio, non si limita tanto alla nudità fisica.
Del resto, è anche una espressione proverbiale. Quando una persona, da ricco che è, perde tutto per non aver saputo amministrare con oculatezza il patrimonio, diciamo: “E’ rimasto nudo”.
Ebbene, il detto si applica alla lettera anche sul piano spirituale.
Adamo ed Eva, disobbedendo a Dio e non avendo saputo coltivare la sua amicizia, hanno perduto tutto quello che avevano di grazia, si sono ritrovati nudi.
Avendo girato le spalle a Dio, ora temono di incontrarlo ancora, e perciò si vergognano di lui. Ecco perché il testo dice: “L’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore”.
Ma il Signore rimane fedele, il suo amore è sempre misericordioso. Ed è proprio lui a compiere il primo passo per cercare l’uomo che si è allontanato e che vuole nascondersi.
Ed è anche proprio quello che fa con noi, soprattutto in questi giorni, avendoci chiamati al corso di esercizi spirituali.
Infatti, anche noi a volte ci nascondiamo in qualche modo al Signore.
Avviene quando non vogliamo o non siamo capaci di riflettere; quando ci rendiamo conto di essere, se non proprio nudi, certamente non dignitosamente vestiti.
Allora, ascoltiamo un altro brano (Gen 3, 9-15).
È la prima domanda che il Signore ci pone: “Tu, tal dei tali, dove sei? Voi, marito e moglie, dove siete? Voi genitori e figli, nonni e nipoti, dove siete? Tu componente dell’Istituto Santa Famiglia ed appartenente a quel certo gruppo, dove sei?”.
Avete notato come la domanda si riferisce a diverse situazioni e stati di vita!
In certi circostanze della vita, avute esperienze positive e formulati buoni propositi, partiamo sempre con entusiasmo. Poi, ad un certo punto, subentrano problemi e ci raffreddiamo.
Ci scontriamo con il carattere ed il comportamento di chi ci è vicino. Questi non corrisponde più a quello che ci sembrava, o a quello che avevamo immaginato che fosse; ora ci dà fastidio, lo vorremmo diverso.
Questo vale per la vita coniugale (marito e moglie), e per la vita familiare (figli, genitori, fratelli, cognati).
Vale anche per l’appartenenza all’Istituto, in particolare in riferimento alle persone del gruppo di cui facciamo parte, e alle persone che hanno il compito di animare e di guidarci.
Diventa spontaneo rispondere alla domanda del “dove sei”, anche in maniera sottintesa, in questo modo: “Sono scontento; sono nella situazione di chi si lamenta di tutto e di tutti; sono tra quelli che rimpiangono i tempi che furono, ma che, purtroppo, non tornano più; sono demotivato e scoraggiato”.
Nulla da dire, è un dato di fatto. Per di più, sembra proprio che non vi sia via d’uscita. Quindi viviamo senza speranza, ormai rassegnati, con tristezza e scontentezza dentro di noi.
Ebbene, per gli stessi motivi per cui all’inizio, nel suo amore misericordioso, il Signore è andato incontro ad Adamo, altrettanto in questi giorni vuol venire incontro a noi.
Il Signore è sempre in ricerca dell’uomo
A questo punto, ascoltiamo l’ulteriore brano (Gen 3, 16-21).
Il brano mostra chiaramente che, nonostante la misericordia ed il perdono di Dio, ogni peccato da noi commesso porta delle conseguenze negative, molte delle quali fanno soffrire non poco.
Il Signore vuole aiutarci anche il questo. Non ci toglie le situazioni dolorose, ma ci dà l’arma per affrontarle e superarle. Fa in modo che dal male, ne esca un bene.
Per comprendere tutto questo, facciamo una carrellata sulle risonanze che ha prodotto il “dove sei”, sia nell’AT che nel NT.
Il Signore rivolge continuamente la domanda all’uomo, lungo la sua vita e lungo la storia dei popoli. Dio cerca sempre l’uomo, lo interpella, lo invita ad aderire al suo progetto.
La domanda fu rivolta ad uomini famosi, quali Noè, Abramo, Mosè, Davide, Samuele, Isaia e tanti altri.
Tutti, chi in un modo chi in un altro, sostanzialmente hanno risposto: “Eccomi Signore, sono a tua disposizione”.
Oggi il Signore lo fa con ciascuno di noi (a livello personale, familiare, associativo), proprio per il nostro bene e per quello dell’umanità intera.
Tuttavia, pur potendolo fare, egli non vuol costringere nessuno ad accogliere il suo progetto, perché desidera che ognuno lo faccia spontaneamente per fede, pur con ogni evidenza contraria.
Due sono le risposte possibili che noi potremmo dare a Dio.
La prima. Quella di Adamo ed Eva che si nascondono, e che poi cercano di giustificarsi; l’uno dicendo che è colpa della donna; l’altra dicendo che è colpa del serpente.
È innato in noi fare lo “scarica barile”. Non ci impegniamo in tante cose perché, si dice, è “colpa degli altri”, ed anche “ci penseranno gli altri”.
La seconda. Ci allineiamo alla risposta dei grandi protagonisti della fede del VT, come troviamo descritti nella lettera agli Ebrei.
Ascoltiamo un brano dalla lettera agli Ebrei. Non leggiamo tutto il capitolo. Esso prosegue citando altre perone ed avvenimenti di cui lascio a voi la lettura.
Noi leggiamo solo (Eb 11, 7-13).
Andiamo alle domande rivolte nel NT. In esso vi sono tanti episodi, soprattutto evangelici, in cui si nota la premura di Dio, che si manifesta in Gesù, il quale è alla ricerca soprattutto dei peccatori.
Li trovate citati nel fascicolo che avete in mano.
Tutto sommato e concludendo, interpellati da Dio, dovremmo sempre rispondere: “Signore, fammi capire cosa vuoi da me e dammi la forza per metterlo in pratica”.
Vi assicuro, che se fate silenzio e riflettete sul serio, al Signore non mancherà modo di dare ad ognuno la risposta adeguata, soprattutto in questi giorni.

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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