
Testi liturgici: Gs 24,1-2.15-17; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69
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“Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. È la risposta che la gente dà a Gesù, perché aveva detto di nutrirsi di lui, mangiando il suo corpo e bevendo il suo sangue.
Poi il testo prosegue: “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui”.
Non è forse anche il nostro comportamento quando siamo invitati a compiere un cammino di fede impegnativo?
In tale circostanza ci vien da dire: “Tu dici bene… ma, è una parola!”.
Purtroppo, quanti cristiani si comportano così; quanti giovani, dopo la cresima, lasciano ogni pratica religiosa!
Dispiace, ma non c’è da meravigliarsi perché, da che mondo è mondo, è stato sempre così. L’episodio dal libro di Giosuè lo conferma, allorquando egli è costretto a chiedere al popolo: “Sceglietevi oggi chi volete servire”.
Si trattava di saper scegliere tra il Signore e tra quello che non era il Signore, tra il vero Dio e i falsi dei, quelli che sono chiamati idoli.
Ebbene, come loro anche ogni giorno della vita siamo chiamati sempre a fare simili scelte.
Quale sarebbe la nostra in questo momento?
Tutti certamente siamo portati a dire: “Se non avessimo scelto il Signore, non saremmo qui”. Benissimo, nulla da dire.
Però, notiamo bene: sin qui è anche abbastanza facile. Il problema è che non bastano le parole o gesti saltuari, ma è necessario impegnarsi ogni giorno, per tutta la vita, in ogni situazione ed in ogni ambiente.
Chi di noi forse - anche se chi più chi meno, chi per un verso chi per un altro - non sceglie qualche volta gli idoli?
Chi sono questi idoli?
È di facile evidenza quando utilizziamo amuleti, cornetti, ferri di cavallo e cose simili; ancora peggio quando andiamo a consultare cartomanti ed operatori dell’occulto in genere.
Pur tuttavia, anche se non arriviamo a tale punto, la scelta di un altro Dio avviene ogni volta che commettiamo un peccato, perché il peccato è non ascoltare Dio, è fare di testa nostra, è fare quello che piace e fa comodo; in altre parole, non ci fidiamo di Dio e scegliamo un modo di vivere ed un qualcosa che è al di fuori di lui.
Questa scelta egoistica, purtroppo, non è difficile perché il nostro istinto e la mentalità mondana, ci provocano e ci spingono in tale senso.
Che fare, allora?
Per poter uscire da questo vortice, dovremmo riflettere di più. Purtroppo, è proprio la vera riflessione che ci manca.
E poi non dobbiamo dimenticare una cosa: quello che ci chiede il Signore, è sempre per il nostro bene; lo fa senza imposizione, perché è una proposta di amore e l’amore non si impone mai.
Inoltre, non bisogna dimenticare anche un’altra cosa: l’amore ha le sue esigenze, richiede serietà e richiede costanza. Ed è per questo motivo che il Signore ci chiede di ascoltare e mettere in pratica la sua parola, sempre, anche quando è esigente e difficile.
Ed anche si tratta di capire un’altra cosa: il Signore ci dà sempre la grazia e la forza per riuscire a compiere quello che ci chiede, perché ci accompagna sempre, non ci lascia mai soli.
L’episodio evangelico lo mostra chiaramente. Pietro lo ha capito ed ecco la sua risposta: “Signore, da chi andremo? Tu ha parole di vita eterna”.
Ovviamente, per poterlo dire, bisogna crederci, e per crederci bisogna provarci.
Solo dopo tale esperienza ci renderemo conto come siano vere le parole del Signore e come diano una gioia profonda.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello