Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
11 dicembre 2025 * S. Damaso I papa
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21 Parole di vita eterna
Testi liturgici: Gs 24,1-2.15-17; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69

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“Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. È la risposta che la gente dà a Gesù, perché aveva detto di nutrirsi di lui, mangiando il suo corpo e bevendo il suo sangue.
Poi il testo prosegue: “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui”.
Non è forse anche il nostro comportamento quando siamo invitati a compiere un cammino di fede impegnativo?

In tale circostanza ci vien da dire: “Tu dici bene… ma, è una parola!”.

Purtroppo, quanti cristiani si comportano così; quanti giovani, dopo la cresima, lasciano ogni pratica religiosa!

Dispiace, ma non c’è da meravigliarsi perché, da che mondo è mondo, è stato sempre così. L’episodio dal libro di Giosuè lo conferma, allorquando egli è costretto a chiedere al popolo: “Sceglietevi oggi chi volete servire”.

Si trattava di saper scegliere tra il Signore e tra quello che non era il Signore, tra il vero Dio e i falsi dei, quelli che sono chiamati idoli.

Ebbene, come loro anche ogni giorno della vita siamo chiamati sempre a fare simili scelte.

Quale sarebbe la nostra in questo momento?

Tutti certamente siamo portati a dire: “Se non avessimo scelto il Signore, non saremmo qui”. Benissimo, nulla da dire.

Però, notiamo bene: sin qui è anche abbastanza facile. Il problema è che non bastano le parole o gesti saltuari, ma è necessario impegnarsi ogni giorno, per tutta la vita, in ogni situazione ed in ogni ambiente.

Chi di noi forse - anche se chi più chi meno, chi per un verso chi per un altro - non sceglie qualche volta gli idoli?

Chi sono questi idoli?

È di facile evidenza quando utilizziamo amuleti, cornetti, ferri di cavallo e cose simili; ancora peggio quando andiamo a consultare cartomanti ed operatori dell’occulto in genere.

Pur tuttavia, anche se non arriviamo a tale punto, la scelta di un altro Dio avviene ogni volta che commettiamo un peccato, perché il peccato è non ascoltare Dio, è fare di testa nostra, è fare quello che piace e fa comodo; in altre parole, non ci fidiamo di Dio e scegliamo un modo di vivere ed un qualcosa che è al di fuori di lui.

Questa scelta egoistica, purtroppo, non è difficile perché il nostro istinto e la mentalità mondana, ci provocano e ci spingono in tale senso.

Che fare, allora?

Per poter uscire da questo vortice, dovremmo riflettere di più. Purtroppo, è proprio la vera riflessione che ci manca.

E poi non dobbiamo dimenticare una cosa: quello che ci chiede il Signore, è sempre per il nostro bene; lo fa senza imposizione, perché è una proposta di amore e l’amore non si impone mai.

Inoltre, non bisogna dimenticare anche un’altra cosa: l’amore ha le sue esigenze, richiede serietà e richiede costanza. Ed è per questo motivo che il Signore ci chiede di ascoltare e mettere in pratica la sua parola, sempre, anche quando è esigente e difficile.

Ed anche si tratta di capire un’altra cosa: il Signore ci dà sempre la grazia e la forza per riuscire a compiere quello che ci chiede, perché ci accompagna sempre, non ci lascia mai soli.

L’episodio evangelico lo mostra chiaramente. Pietro lo ha capito ed ecco la sua risposta: “Signore, da chi andremo? Tu ha parole di vita eterna”.

Ovviamente, per poterlo dire, bisogna crederci, e per crederci bisogna provarci.

Solo dopo tale esperienza ci renderemo conto come siano vere le parole del Signore e come diano una gioia profonda.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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