
Testi liturgici: Ap 11, 19; 12, 1-6; 1Cor 15,20-27; Lc 1,39-5
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“Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi, e sul capo una corona di dodici stelle…. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto”.
Di chi si tratta?
Penso che tutti diremmo che è la Vergine Maria, in quanto si parla di donna, e tanto più perché è posta quale lettura nel giorno della sua Assunzione in cielo in anima e corpo.
Niente da dire, è vero, ma prima di questo vi è simboleggiata un’altra verità, pure molto importante.
Infatti, quando Giovanni scrive l’Apocalisse, ha in mente un’altra cosa. Per lui questa donna è la santa madre Chiesa, è la sposa di Gesù Cristo.
Essa, attraverso la Parola ed i sacramenti, genera continuamente figli di Dio, li sostiene, sta loro vicino, li difende dai tranelli del maligno, li salva perciò dalle tentazioni del diavolo. Quest’ultimo personaggio nella lettura è denominato l’ “enorme drago rosso”.
Tale Chiesa è descritta con immagini. Essa, anche se perseguitata e sofferente, è circondata dall’amore di Dio (ecco perché è vestita di sole); domina la storia (ecco perché ha la luna sotto i piedi); è ben fondata sulla testimonianza dei dodici apostoli (ecco il perché delle dodici stelle).
La Chiesa si comporta veramente come madre verso i suoi figli.
Ebbene, nel contempo, anche Maria è madre: non solo perché ha generato Gesù, ma perché sotto la croce ha avuto la consegna di essere madre anche di tutti noi.
Gli stessi simboli – il sole, la luna, le stelle - valgono anche per lei, come a voler dire che tutto l’universo testimonia la sua grandezza.
Ed ora, assunta in cielo, cosa fa a nostro vantaggio?
Dal cielo, come madre, continua a vegliare su di noi; non solo ci difende dalle tentazioni del diavolo, ma ci ottiene pure immensi doni.
In altre parole, continua a compiere quello che ha fatto nei confronti di Elisabetta: “Si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa…”.
“In fretta”, significa “con premura, senza perdere tempo”. È la stessa attenzione e premura che esercita verso ciascuno di noi, continuando a compiere prodigi.
Quali sono questi prodigi letti nel vangelo?
Eccoli: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo”.
Cosa vuol dire questo?
Significa che dove c’è Maria, vi è anche pienezza di gioia. Tale gioia, a sua volta, porta a lodare, ringraziare, e magnificare il Signore.
Ed ecco, pertanto, che Elisabetta esclama: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”.
Ed ecco pure Maria che canta: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio”.
Vogliamo considerare il significato e la verità di tale cantico?
Maria eleva il suo canto a Dio a nome proprio e di tutti i poveri, perché essa si rende conto che la logica dell’Altissimo e completamente diversa da quella degli uomini. Per il Signore, infatti, coloro che fanno veramente la storia non sono i ricchi e i potenti.
Anzi, queste persone che vengono applaudite dal mondo e osannate da molti, sono dimenticate da Dio il quale è a favore degli umili, degli affamati, degli oppressi.
Tale comportamento Maria lo riferisce anche a se stessa: “Ha guardato l’umiltà della sua serva… Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.
L’insegnamento per noi?
Solo l’umiltà, la fiducia e l’abbandono in Dio hanno la capacità di produrre veramente grandi prodigi e, di conseguenza, la gioia del vivere.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello