Omelia delle domeniche e feste Anno B
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
26 marzo 2025 * S. Felice vescovo
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33 Parole che non passano
Testi liturgici: Dn 12,1-3; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32
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Oggi iniziamo a riflettere sulla espressione ascoltata all’inizio della seconda lettura:
“Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati”.
A quali sacerdoti si riferisce?
Non a quelli dei nostri giorni, ma a quelli dell’antico testamento. I sacrifici che essi offrivano nel tempio di Gerusalemme erano come un grido, come una implorazione di perdono, ma di fatto non erano in grado di ottenere una vera santità interiore, tanto è vero che il peccato rimaneva, per cui l’offerta di tali sacrifici doveva essere continuamente rinnovata.
Ad un certo punto arriva Gesù, il vero, unico ed eterno sacerdote. Egli offrendo il sacrificio di se stesso sulla croce, ha potuto eliminare per sempre i peccati.

I sacerdoti di oggi cosa fanno celebrando il sacrifico della Messa?

Non stanno offrendo ogni volta nuovi sacrifici, ma rendono presente il vero ed unico sacrificio di Cristo, dando modo, soprattutto a chi vi partecipa, di ricevere tutti quei frutti e quelle grazie provenienti del sacrificio stesso.

Con questo sacrificio, compiuto una volta per sempre, tutti siamo salvati. Però questa salvezza, donataci gratuitamente dal Signore, deve essere anche liberamente accolta da noi.

Ecco perché è importante partecipare alla Messa, almeno alla domenica e nei giorni festivi. Questa partecipazione ci serve per ascoltare la Parola di Dio e, attraverso di essa, per renderci sempre più conto del suo amore per noi. Inoltre, dopo l’ascolto, l’unirci all’offerta del sacrifico di Gesù, per ottenere tutte quelle grazie necessarie per andare avanti ed avere la salvezza.

Passando alle altre due letture, notiamo che procedono nello stile così detto apocalittico.

Innanzitutto abbiamo il profeta Daniele: “Sorgerà Michele che vigila sui figli del tuo popolo. Sarà un tempo di angoscia… sarà salvato chi si trova scritto sul libro”.

Anche il vangelo si esprime in forma apocalittica: “Il sole si oscurerà… la luna non darà più la sua luce… le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte”.

Ambedue le letture ci costringono a farci una domanda. Andiamo verso la fine del mondo o verso il fine della vita?

Certamente anche la fine del mondo potrebbe interessarci, ma in maniera quanto mai relativa, come del resto dirà Gesù sull’argomento: “… Lo sa solo il Padre mio”. Ebbene, proprio in merito a questa fine del mondo, quanti profeti di sventura in tale senso, costretti poi a rimandare le date previste!

A noi, invece, interessa soprattutto il fine per cui siamo stati creati e per cui viviamo. Esso consiste nell’essere con Dio, e godere d lui per tutta l’eternità.

Ovviamente, per raggiungere questo, siamo chiamati a vivere secondo il suo disegno in ogni momento della giornata, compiendo sempre la sua volontà, cosa questa che ci dà il diritto ad essere iscritti, come espresso dalla lettura, nel “libro della vita”. 

Purtroppo, non solo nel mondo ma anche dentro la Chiesa, vi sono tanti profeti o sapientoni di sventura. Essi stanno creando grande confusione nel vivere la fede, non aiutano a capire dove sta la verità e dove, invece,  sta la menzogna.

Come comportarci nel voler continuare a vivere con coerenza la nostra fede?

Si tratta di credere a quello che successivamente dirà Gesù: “Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino… il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

Vicino a chi?

Vicino a noi, cioè in mezzo a noi, per cui non vi è nulla da temere, come dirà pure in altri contesti: “Non temete! Io sono con voi sino alla fine del mondo”.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello 

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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