Riflessioni di don Ferri in esercizi
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
8 dicembre 2024 * Immacolata Concezione
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Annunciazione
Minicorso di Esercizi Spirituali 2020 sulla scorta del tema proposto dall'ISF
2.La Vergine Maria -
Sull’esempio di Maria, fare la volontà di Dio e farsi prossimo, come Cristo
(Testo base di riferimento Lc 1, 26-56)
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Introduzione
Nella precedente riflessione abbiamo messo a fondamento della nostra vita spirituale la fede unitamente all’umiltà. L’abbiamo soprattutto intesa nel senso di non contare su noi stessi, ma nel fidarci totalmente di Dio anche in quelle situazioni inspiegabili ed a volte pure assurde. Per questo abbiamo preso l’esempio da Abramo.
Abbiamo pure riflettuto che anche nelle situazioni inspiegabili dobbiamo essere convinti che il Signore ci sta conducendo, sia per la sua gloria, sia per il nostro bene. Pertanto in ogni situazione non possiamo essere tristi ma dobbiamo sempre rallegrarci, accettandole come si presentano, ripetendo il nostro: “eccomi, sono nelle tue mani, Signore”. Una risposta, ovviamente, non tanto frutto di istinto e sentimento, non si tratta di una risposta emotiva ma soprattutto quale atto di volontà.

Dopo Abramo, abbiamo un altro modello eccellente, abbiamo la Vergine Maria. Nel salutarla l’angelo usa il vocabolo “rallegrati”, anche se essa non capisce più di tanto il significato sia del saluto che di quanto poi le viene proposto. Pur tuttavia non manca la sua disponibilità, ed ecco il suo pronto “eccomi”. Se lo dice, è solo perché proviene da un gesto di grande fede.

In questa seconda riflessione ci facciamo illuminare e aiutare dal suo comportamento.

Chi è Maria e come si comporta

Iniziamo col domandarci chi sia Maria.

Una giovane, una giovanissima ragazza di Nazaret, come tutte le altre donne che vivono in quel villaggio piuttosto insignificante, in quella terra che si trova ai margini della Palestina, dimorante in una casa semplice, una persona per nulla o poco considerata. Comunque, è sempre una di noi, una come noi.

Come Gesù è stato in tutto simile a noi ad eccezione del peccato, altrettanto lo è Maria, ad eccezione del privilegio di essere nata senza peccato originale.

Se è una del tutto simile a noi, anche noi possiamo essere del tutto simili a lei, purché viviamo sempre nella rettitudine e nella semplicità, come lei, accettando anche di non essere considerati più di tanto.

Fatte le debite proporzioni, tutto quello che il Signore ha compiuto in Maria e con Maria lo vuole compiere anche in noi e con noi, a condizione che assomigliamo a Maria nell’essere attenti alle sue parole e alle sante ispirazioni. Questo comportamento è più volte annotato nei vangeli, dove è detto: “Da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Anche noi dobbiamo imparare a custodire lungo la vita parole e fatti, graditi o meno che siano, per metterli nel cuore, per rimuginarli, per connetterli fra loro, proprio per riuscire a comprendere la volontà di Dio.

Se facciamo questo assomigliamo a lei.

Tra l’altro, si tratta anche di cogliere bene e interpretare bene le due parole chiave emerse dal brano: “Rallegrati” ed “Eccomi”.

Perché l’angelo le dice di rallegrarsi?

Perché anche lei, a somiglianza degli altri Israeliti, aveva un po’ di tristezza nel cuore per il fatto che non vedeva ancora realizzata la promessa del Messia, da tutti lungamente attesa.

Ma è proprio per questo che deve rallegrarsi, perché sarebbe stata scelta lei a realizzare il grande evento. Espressamente l’angelo le dice: “Il Signore è con te”, per cui non deve temere nulla, anzi in sottinteso c’è di più, come se le avesse detto: “Non solo è con te perché non ti abbandona, ma sarà dentro di te, sarà concepito uomo nel tuo grembo”.

Come imitare Maria nel: “Rallegrati”

Innanzitutto, dobbiamo imitarla nel rallegraci, cosa necessaria anche quando sembra che tutto vada a rovescio, che tutto complotti contro di noi.  

Chi di noi, infatti, spesso non vive in una tristezza per tanti motivi? A chi a volte non si affaccia la domanda che ci fa chiedere: “Dove sei, Signore, perché non intervieni? È da tanto tempo che ti prego!”.

A tal proposito, molto provocanti le espressioni che si trovano anche nel fascicolo che avete in mano e che riporto testualmente.

“Se perdo il lavoro, se ho debiti fino al collo, se ho una malattia, se mi sto separando, se mi è morto un figlio, se non riesco a trovare la persona della mia vita, se ho un marito violento, come faccio a rallegrarmi?

Questi sono drammi terribili e cercano di prendersi tutto, tutta l’attenzione, il tempo, la forza che abbiamo.

Ma il Signore è con te, il Signore è con te dentro questo lutto, il Signore è con te dentro questo fallimento, il Signore è con te dentro questa lacerazione, il Signore è con te dentro questa malattia.

È con te! Cercalo, ascoltalo, riconoscilo, amalo e lasciati amare esattamente lì dove la tua carne grida aiuto, è lì Dio!

C’è una speranza dentro ogni dramma e quando la vita sembra accanirsi, lì c’è una meraviglia da scoprire, sempre!

Sapete perché non servono le testimonianze? Perché sono sempre eclatanti e non ci permettono di riconoscere la semplicità del quotidiano.

Guarda questa giornata, questo presente, sei vivo, sei qui, stai ascoltando la sua Parola, hai parcheggiato il tuo dramma da qualche parte, ti sei fatto forza e stai ascoltando: il Signore è con te!”.  

Dunque, non possiamo non rallegrarci perché il Signore è con noi, sempre, in ogni situazione; non per toglierci dalle dure situazioni ma per aiutarci a superarle, perché è attraverso di esse che potrà compiere meraviglie.

Come imitare Maria nel: “Eccomi”

Si tratta di comprendere bene il significato del vocabolo “eccomi”. Non è il “signor sì”, analoga alla risposta di colui che si trova nella posizione di schiavo, che deve rispondere sempre così per evitare il peggio. La nostra risposta a quello che chiede il Signore, non è una risposta servile, ma è una risposta filiale e libera.

È solo in questo senso che siamo servi del Signore e da lui chiamati ad essere vicendevolmente servi fra di noi.

Del resto, è quello che dice Maria riconoscendosi tale: “Ecco la serva del Signore, si compia in me la tua parola”.

Interessante e prezioso il pensiero del Montfort: “Dio Padre adunò una massa di tutte le acque, che chiamò mare (in latino maria). Similmente riunì una massa di tutte le grazie che chiamò Maria.

Questo grande Iddio possiede un tesoro o un emporio ricchissimo, dove ha racchiuso tutto quanto vi è di bello, di splendido, di raro e di prezioso, perfino il suo proprio Figlio; e questo tesoro immenso è Maria, che i santi chiamano "Tesoro del Signore", dalla cui pienezza gli uomini sono arricchiti”.

Maria non è solo ricca per se stessa, quasi a tenere gelosamente il dono in forma egoistica, ma con il suo “eccomi” intende condividere con noi tale prezioso tesoro.

È vero che a noi la parola “servo” non piace più di tanto, ci dà piuttosto fastidio, perché la vediamo come una condizione che limita la libertà.

Ma attenzione, come detto pocanzi, si tratta di intenderla bene!

Servi sì, ma liberamente; servi sì, ma per amore; servi per amore sia del Signore che degli altri; servi non sempre necessari – il mondo va avanti anche senza di noi -  per cui anche servi inutili, come espresso da Gesù: Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

Da notare bene, però, che siamo servi inutili in un certo senso, ma in un altro senso pure necessari, a cominciare da se stessi. Infatti, se non siamo servi non siamo neppure felici. 

Quante persone soffrono tremendamente per non sentirsi realizzati, per non sentirsi utili, ed anche per non poter servire considerandosi con ciò proprio inutili!

Ed ecco, per fare alcuni esempi, la sofferenza del giovane che non trova lavoro, sentendosi annoiato e inutile, in quanto si rende conto di non servire a nulla! La sofferenza dell’anziano che si vede messo da parte, non potendo essere utile a nessuno, anzi sentendosi di peso!

Ed è vero. Si è felici solo se si diventa utili, solo se il servizio è esercitato per amore, solo se l’esercizio è svolto non con spirito servile, ma per libera scelta. E questo sia nei confronti del Signore, che nel confronto degli altri.

Potremmo ben dire che, se nella vita non serviamo, per quale scopo siamo nati? Sarebbe una vita sprecata.

Il catechismo di Pio X, alla domanda del perché Dio ci ha creato, risponde: “Per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e per goderlo poi in paradiso”.

Quando la malattia, o i limiti umani o l’anzianità ci toglie tale possibilità?

A questo punto quale servizio rimane da svolgere in questa vita?

Non potendo più svolgere un servizio umanamente giudicato utile, tuttavia ne rimane uno possibile e richiesto a tutti, ovviamente comprensibile solo a livello di fede, ed è quello della preghiera e della sofferenza offerta.

 Noi in tal modo, mettendoci liberamente nelle mani di Dio, diamo possibilità a lui di svolgere anche attraverso di noi, così come siamo, il suo disegno. Questo dovrebbe riempirci di gioia. Ecco Maria che, pur nella sua piccolezza, mette se stessa a disposizione, e sappiamo quale utilità necessaria ne è sgorgata.

Lo ripetiamo, è solo sentendosi utili che siamo veramente felici.

Con quale spirito noi svolgiamo i nostri servizi?

Purtroppo noi, anche quando svolgiamo qualche attività sia pure di carattere religioso e pastorale, sia pure un servizio reso ad una persona o alla comunità, pur facendolo in modo gratuito, lo potremmo fare non con vero spirito di servizio, ma mescolandovi motivi umani, per i quali cerchiamo anche una gratificazione. Se questa gratificazione non arriva, siamo inclini a suscitarla col domandare: “Come è andata?”. Nulla da dire se questo serve per migliorare il servizio, ma se è solo per essere gratificati, certamente non va bene.

Per cui dobbiamo essere nella disposizione di non cercare nessun riconoscimento. Se arriva, grazie; se non arriva, grazie ugualmente, perché così la ricompensa viene solo dal Signore, ed è maggiore.

 È il Signore stesso a dircelo, ad esempio con questa espressione: “Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa”.  

  

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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