Le notizie significative conservate su espressioni di auguri
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
8 dicembre 2024 * Immacolata Concezione
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NativitaPer il Natale 2016, il rettore del Santuario di San Giuseppe in Spicello, unitamente ai collaboratori, aveva formulato gli auguri attraverso la Newsletter periodica.
Vi aveva allegato il racconto di come San Giuseppe stesso ha vissuto il suo primo e vero Natale.

Abbiamo riscontrato come il medesimo sia stato graditissimo ed anche utilizzato da molti.
Ora porgiamo gli auguri per l'anno 2017. Sia esso accompagnato dalla paterna presenza e protezione di San Giuseppe; possa egli venire incontro a tutti.
Questa volta alleghiamo un analogo racconto formulato da un autore. Alla fine riportiamo pure quello già apparso nel servizio citato.

Caro Giuseppe, non penso proprio di essere originale, scrivendoti una lettera.

Chissà quanti, certamente più autorevoli e famosi di me, l'hanno fatto lungo i secoli. Non importa: di certo, c'è qualcuno che non ti ha mai scritto nulla, perché non ha avuto il tempo di farlo, oppure perché (con rispetto parlando) era analfabeta, o forse perché ha preferito dirti di persona quello che stava accadendo, guardandoti negli occhi.

La tua fidanzata, la tua promessa sposa, Maria, quella ragazzina del tuo villaggetto di Nazareth, di cui ti sei innamorato per la sua bellezza, la sua dolcezza, la sua semplicità, la sua illibatezza (tu pensa che lungo i secoli la acclameranno sempre Vergine!), viene a raccontarti - chissà con che trepidazione, poveretta! - che è rimasta incinta, e ovviamente non può essere opera tua, perché se fosse così, lo sapresti, ma soprattutto perché la Legge di Mosè te lo impediva, e tu eri un giusto, e su queste cose non avresti mai trasgredito.

A dir la verità, neppure lei hai trasgredito, e te lo ha spiegato molto bene: un angelo si è presentato da lei, l'ha chiamata con un nome strano in greco, "kecharitoméne", cioè che era stata ricolmata di grazia da Dio, il quale l'aveva scelta per divenire madre del Messia. Possibilissimo, per carità, visto che tu, suo promesso sposo, eri originario di Betlemme, la città di Davide, di cui peraltro eri pure discendente: tutto secondo la Legge, ma proprio per questo la cosa sembrava impossibile, visto che ancora non potevate né convivere né tanto meno avere alcun tipo di rapporto.

Certo, oggi queste cose fanno sorridere anche i più bacchettoni tra di noi, ma allora le cose erano ben diverse, non c'era tanto da scherzare: si rischiava l'accusa di impurità, se non addirittura di adulterio, e la condanna alla lapidazione era lì, dietro l'angolo.

Ma a quanto pare, l'angelo che si è presentato da lei le aveva spiegato che Dio aveva già pensato a tutto: non avreste assolutamente infranto la Legge perché su di lei sarebbe disceso lo Spirito Santo in persona con tutta la sua potenza, motivo per cui veramente si sarebbe trattato del Figlio di Dio, al quale nulla risulta impossibile, neppure far rimanere incinta una donna in menopausa come Elisabetta, la sua parente di Ain Kharim, sposata con Zaccaria, un matrimonio infelice e senza figli.

No, a Dio nulla è impossibile: Maria questo lo sapeva bene, e allora ha detto di sì a questa richiesta così misteriosa e incomprensibile dell'angelo di Dio.

Ok...ma adesso? Come la mettiamo con il parentato, il villaggio, i sacerdoti e gli scribi, pronti subito a cogliere qualcuno in flagranza di reato contro la Legge?

Ammettiamo, Giuseppe, che questa storia dell'angelo fosse vera (e già questo, da accettare, non credo ti fosse risultato facile...): qui adesso bisogna fare qualcosa, per lo meno prima che trascorrano velocemente i mesi in cui ancora nessuno si accorge di nulla.

Ti sto immaginando, Giuseppe: quante piallate ti sarai dato alle mani, quante martellate sulle dita, quante tavole di legno tagliate storte a causa della tua ansia... "Dio che fa questo proprio a me? Dio che sceglie me (anzi, nemmeno me, la mia promessa sposa) per compiere la promessa di dare un Messia a Israele? Come faranno a credermi gli amici, i colleghi, i pettegoli di Nazareth? Chi crederà mai a questa storia?".

No, nemmeno tu ci credi forse: Maria ti ha tradito, Maria ha abusato della tua fiducia, o forse qualcuno le ha fatto del male e l'ha minacciata di non parlare...che ne sai?

Immagino le tue notti, a rivoltarti su quello straccio di pagliericcio che avrai avuto per letto, a tormentarti per darti una risposta, a cercare di calmarti senza avere disposizione tutti gli ansiolitici che prendiamo noi...

No, tu non l'avresti mai ripudiata, la amavi troppo, non avresti mai permesso che venisse condannata alla lapidazione, lei e il bimbo che portava in grembo...no, impossibile: da uomo giusto, applichi la Legge, ma con l'amore più grande che si possa immaginare.

Decidi di licenziarla in segreto, rompendo il contratto matrimoniale senza dare troppe spiegazioni, così lei avrebbe potuto legalmente cercare di ricostruirsi una vita senza di te, donandosi totalmente a un altro sposo oppure a Dio, visto che era lui il protagonista di tutto e quindi l'avrebbe voluta tutta per sé. E hai deciso di farti da parte, senza clamori e senza caos mediatici: avessi avuto un account di Facebook, l'avresti cancellato, così nessuno avrebbe parlato o sparlato di voi. E lasci tutto nelle mani di Dio.

Dio, però, decide che adesso è il tuo turno, per cui viene a rimescolare le carte e ti ritira in ballo nella vicenda. Manda da te lo stesso angelo (in una di quelle notti tormentate), ti rispiega tutta la faccenda, ti dice come sono andate esattamente le cose, e ti chiede di salvare la faccia di fronte alla Legge e alla società, ovvero di assumerti la responsabilità di questa paternità (subendo la vergogna perché l'hai fatto prima del matrimonio...), di dare il tuo cognome a questo figlio (così, da buon Messia, sarebbe stato discendente di Davide...ah...tranquillo, che poi troviamo anche il modo di farlo nascere a Betlemme...), di dargli pure il nome, Gesù (un bel nome, vuol dire "il Salvatore"...vedrai che lungo i secoli sarà uno dei nomi più cliccati sul web...), e quindi di portare Maria a casa tua qualche mese prima del previsto.

Certo, umanamente parlando non è una bella cosa. Eppure, l'angelo ti ha detto le due parole più belle che un uomo giusto, onesto, saggio, coscienzioso e profondamente innamorato della sua ragazza, avrebbe voluto sentirsi dire dal suo Dio in quella situazione: "Non temere". Il timore è nemico di Dio, solo l'amore vince sempre. E tu lo sai, perché non hai mai smesso di guardare negli occhi Maria.

Sei grande, Giuseppe, sei il migliore, più grande anche di Giovanni Battista, mi sa: ma a te questo non importa, e senza dire una sola parola, prendi in casa con te la tua sposa e il suo...anzi, il vostro bambino in arrivo.

Grazie, Giuseppe, da parte di tutta l'umanità.

Mi spiace che abbiano tolto la tua festa dal calendario civile...anche i nostri ragazzi ti avrebbero amato di più, con un giorno in meno di scuola...

                                                                                                                 Alberto Giglioli


San Giuseppe in persona racconta il Natale di Gesù (già pubblicata su Newsletter precedente)

Quando sento parlare delle vostre feste natalizie, mi viene un poco da sorridere, perché davvero non mi ci ritrovo molto, io che ho vissuto quel primo ed unico Natale di 2000 anni fa.

Vincendo la mia naturale riservatezza, voglio raccontarvi come andarono veramente le cose. Del resto raccontare di me, significa parlare di Maria e di Gesù. La mia vita è stata legata alla loro. Fin dal principio.

Ero un giovane poco più che ventenne, ma già avevo un lavoro. Mio padre mi aveva insegnato l’arte del falegname. Mi piaceva. E, devo ammetterlo, alcuni lavoretti mi riuscivano anche bene. Erano apprezzati e ben retribuiti. Potevo pensare a formarmi una famiglia.

Da tempo avevo messo gli occhi su Maria, una ragazza di qualche anno più giovane di me. Era bella, Maria. Soprattutto era molto buona. Mi era bastato vederla una volta per sentire che la mia vita sarebbe stata legata alla sua. Per sempre. Per questo un giorno mi feci coraggio e mi recai in casa di suo padre Gioachino, a manifestargli le mie serie intenzioni. Egli acconsentì a darmela in sposa. Maria, in un angolo della piccola stanza, abbozzò un sorriso. Felice.

Ci incontravamo di rado. Poche parole e tanti piccoli progetti per poter presto andare a vivere insieme. Ma una mattina Maria venne di corsa a trovarmi sul lavoro. Mi prese le mani tra le sue e con voce tremante mi raccontò di una visione.

Mi disse del suo turbamento per uno strano saluto: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”. Mi disse ancora: “Credimi, mi sono sentita come invasa dalla potenza dell’Altissimo. Non potevo resistere. Ho dato la mia disponibilità”.

Mi confidò che dopo quel colloquio aveva avvertito una grande pace nel cuore. E un fremito di Vita nuova nella sua carne verginale.

“Giuseppe - mi supplicò - cerca di capire. Se puoi. Non voglio toglierti nulla, ma sento che Dio ha bisogno di me. E anche di te, sai. Ha bisogno di noi due, insieme.”

Se ne andò, lasciandomi solo. Stordito da una confidenza che mi ribaltava la vita.

Che fare? Neanche mi passava per la mente il pensiero che Maria avesse potuto raccontarmi una storia per nascondere un tradimento. La conoscevo troppo bene. Cominciavo invece a capire che quella ragazza così cara a me, era ancor più cara a Dio che l’aveva scelta per qualcosa di misterioso e di grande. La mia dolcissima Maria cominciò a farmi “paura”. Per la sua grandezza. Io, povero falegname, in una “cosa” così non volevo entrarci. Non ne ero degno. Mi venne un’idea, quella di non ripudiarla ma di licenziarla in segreto.

Credevo di aver risolto il problema. Quella sera mi coricai sereno. Ma nella notte fui destato da uno strano chiarore. Una voce risuonò: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

Ma allora aveva ragione Maria nel pensare che il Signore aveva bisogno di noi due, insieme. Cominciavo a capire che avevo un compito preciso anch’io. Dovevo assicurare la discendenza davidica a quel Bambino. Egli non veniva per separarci, ma per stringerci ancora di più fra noi. Da quel momento lo sentii anche “mio”. E lo amai. Disposto a dargli tutta la vita.

Da quel giorno il tempo passò in fretta.

Maria si preparava all’evento e io l’accompagnavo come potevo, non perdendola d’occhio un istante. Ma un giorno in paese si sparse una notizia che ci colse tutti di sorpresa. Un decreto di Cesare Augusto ordinava che si facesse il censimento di tutta la terra. Pertanto, sono salito in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farmi registrare insieme con Maria.

Furono giorni di cammino faticoso, soprattutto per Maria in quello stato. Feci di tutto per renderle il viaggio il meno disagevole possibile. Giunti a Betlemme, quando con uno sguardo, Ella mi fece capire che il momento del parto si avvicinava, mi sentii perduto.

Dove trovarle un rifugio idoneo? Ci affacciammo al caravanserraglio del paese, rifugio notturno per animali e pellegrini di passaggio. Non mi sembrò davvero il caso. Cercai un alloggio, ma non c’era posto per noi.

Uscimmo verso la campagna in cerca di un riparo. Intravidi una grotta naturale, riparo di animali al pascolo. Maria annuì. Entrammo. Un bue ruminava in un angolo. L’asinello che ci aveva accompagnati in tutto il viaggio, gli si sdraiò accanto. Con paglia e fieno, preparai un giaciglio. Maria vi si adagiò dolcemente. La vidi estrarre dal suo fagotto fasce e pannolini.     Uscii fuori all’aperto. Fuochi di pastori all’intorno. Le stelle chiare sopra di noi. Piansi e pregai.

Il cielo si riempì di luce arcana. Un canto divino si diffuse nella notte: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”.

Alle prime luci dell’alba, alcuni pastori dei dintorni vennero a trovarci.

Toccava a me fare gli onori di casa. Feci del mio meglio. Nella loro povertà, ci portarono ogni ben di Dio. Maria ringraziava e sorrideva a tutti. Senza togliere lo sguardo e il cuore da quel Figlio, carne della sua carne. Maria, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

Qualche giorno dopo mi recai al villaggio in cerca di una sistemazione più decorosa. Per noi e per quanti continuavano a venirci a trovare. Fra gli altri alcuni Magi che venivano, dall’Oriente. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.

Ma le peregrinazioni non erano finite. Una notte fui svegliato all’improvviso: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.

Ormai ero abituato agli “scherzi” di Dio. Obbedimmo, incamminandoci silenziosi, nel buio della notte. E nella penombra della fede!

E il Signore ci guidò come sempre. Aiutandoci a trovare una sistemazione e qualche lavoretto. Ma fu una questione di pochi mesi. Ben presto quella voce che ormai distinguevo fra mille, si rifece viva: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele”.

Ancora una volta la forza di Dio ci dava il coraggio di ricominciare. Mi alzo, prendo con me il bambino e sua madre, ed entro nel paese d’Israele.

 Dando uno sguardo alla situazione politica poco rassicurante, tornammo a Nazareth, al nostro villaggio natio. Riprendemmo la vita del borgo. Tutto come prima. E tutto tanto diverso.

Perché ora c’era Lui con noi. Illuminava le nostre giornate. Ci riempiva di senso la vita. E quando la sera, le nostre mani si sfioravano nel muto linguaggio di una tenerezza sponsale, incontravano le Sue, congiunte in preghiera.

Tutti ce lo invidiavano, un Bambino così.

Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Ho voluto rompere il mio abituale silenzio per ricordarvi che ogni giorno è Natale se viviamo con Lui e per Lui. Buon Natale, così.

Giuseppe, lo sposo di Maria

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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