Carissimi tutti, avvicinandosi le feste natalizie, non possiamo non scambiarci un vicendevole contatto augurale. Con queste righe lo esprime il sottoscritto rettore, ma nel contempo esso è condiviso da tutti coloro che uniti a lui collaborano per la vita e la missione del Santuario di San Giuseppe in Spicello.
Questo augurio, ovviamente, va a tutti: ai visitatori del sito, agli amici e benefattori, ai devoti dell’amato Giuseppe, a chi abbia qualsiasi altro contatto con noi.
Si realizzi per tutti quello cantato dagli angeli: “Pace in terra agli uomini che Dio ama e che hanno la buona volontà di ricambiare”.
Non possiamo, però, non porgere un augurio particolarissimo a coloro che anche quest’anno ci hanno aiutato con le loro offerte (alcune anche cospicue) che ci hanno aiutato non solo a diminuire il debito, ma anche a poter realizzare nuove opere.
Per queste offerte non è che il sottoscritto ringrazi di volta in volta (è sottinteso), però, pur mancando queste parole umane, certamente vi è l’intervento silenzioso ma operoso di San Giuseppe il quale sempre ottiene una moltiplica, in altro modo e maniera, per la vita di ogni benefattore.
In particolare per tutti noi, proprio per ottenere quanto espresso dagli angeli, l'augurio è che vi sia sempre maggiore intesa e comunione fra tutti, “gareggiando – come direbbe San Paolo – nello stimarci a vicenda”, come vuol farci intendere il seguente racconto, che tra l'altro ha pure un sapore natalizio.
L’occhio di Dio è come l’occhio del falegname
C'era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname. Un giorno, durante l'assenza del padrone, tutti i suoi arnesi da lavoro tennero un gran consiglio.
La seduta fu lunga e animata, talvolta anche veemente. Si trattava di escludere dalla onorata comunità degli utensili un certo numero di membri.
Uno prese la parola: "Dobbiamo espellere nostra sorella Sega, perché morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più mordace della terra".
Un altro intervenne: "Non possiamo tenere fra noi sorella Pialla: ha un carattere tagliente e pignolo, da spelacchiare tutto quello che tocca".
"Fratello Martello - protestò un altro - ha un caratteraccio pesante e violento. Lo definirei un picchiatore. E' urtante il suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo!".
"E i Chiodi? Si può vivere con gente così pungente? Che se ne vadano. E anche Lima e Raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche Cartavetro, la cui unica ragion d'essere sembra quella di graffiare il prossimo!".
Così discutevano, sempre più animosamente, gli attrezzi del falegname. Parlavano tutti insieme. Il martello voleva espellere la lima e la pialla, questi volevano a loro volta l'espulsione di chiodi e martello, e così via. Alla fine della seduta tutti avevano espulso tutti.
La riunione fu bruscamente interrotta dall'arrivo del falegname. Tutti gli utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al bancone di lavoro. L'uomo prese un asse e lo segò con la Sega mordace. Lo piallò con la Pialla che spela tutto quello che tocca. Sorella Ascia che ferisce crudelmente, sorella Raspa che dalla lingua scabra, sorella Cartavetro che raschia e graffia, entrarono in azione subito dopo.
Il falegname prese poi i fratelli Chiodi dal carattere pungente e il Martello che picchia e batte.
Si servì di tutti i suoi attrezzi di brutto carattere per fabbricare una culla. Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere. Per accogliere la Vita.
Dio ci guarda con l'occhio del falegname. (Bruno Ferrero)