Nuova artistica immagine scolpita in legno
Nel santuario, il giorno di Pasqua 2019, la Messa di orario è iniziata nello spazio esterno per benedire una immagine esposta alla pubblica venerazione. Il rettore celebrante, dopo il saluto iniziale, ha pronunciate le parole di seguito riportate. Dopo di che potremo vedere anche le relative immagini.
Domenica scorsa ci siamo qui riuniti per benedire le palme. Oggi, giorno di pasqua, siamo ancora qui per benedire ed inaugurare un’opera d’arte, che fra poco mostreremo togliendo il velo che la copre. Di cosa si tratta?
Se oggi festeggiamo Cristo risorto, sappiamo pure che per poter risorgere egli doveva prima morire. L’immagine, che fra poco scopriremo, mostrerà lui pendente dalla croce. In questo caso, però, senza che nel retro ci sia la croce stessa, per il motivo che dirò.
L’opera, donata al nostro santuario, è una realizzazione di Alfio Moschini.
È intagliata su un tronco di ulivo prelevato da un proprietario nei pressi di Ripalta in Cartoceto, nell’anno 1986.
Come si evidenzia, per completarla vi ha impiegato ben trentatre anni. Il periodo così lungo è comprensibile per il fatto che vi utilizzava solo il tempo a disposizione quando lavorava in ditta, e di seguito, compatibilmente con il tempo svolto in santuario.
Il conoscere la località del prelievo del tronco, mi ha fatto molto piacere perché essa è legata anche al sottoscritto. Infatti, in quel tempo ero ancora il parroco di Ripalta.
Vada ad Alfio il nostro vivo e cordiale ringraziamento, nel mentre preghiamo san Giuseppe che ottenga per lui, per la sua famiglia e per le sue intenzioni, ogni benedizione del Signore.
(A questo punto si toglie il velo che ricopre l'immagine)
A guardare bene, ci rendiamo conto che mancano le braccia, vi sono solo i monconi.
Per quale motivo?
Per i medesimo motivo per cui manca anche la croce. Il tronco, infatti, non aveva un diametro tale che poteva permetterlo. L'avermi aggiunto altri pezzi a completamento, sarebbe stato un falso.
Però il fatto ci fa leggere una motivazione simbolica. È come se Gesù dicesse a ciascuno di noi: “Io non ho le braccia, perché ho bisogno delle tue braccia”.
Non è ora il momento di riflettere su tale argomento che meriterebbe maggiore tempo.
Mi basti riassumerlo in una espressione di san Paolo: “Devo completare nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo”.
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