Testi liturgici: Nm 6,22-27; Sl 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
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Una triplice motivazione congiunge felicemente la celebrazione del primo gennaio, costituendo un’unica ricchezza, non solo di contenuti, ma anche di prospettive di vita.
La prima motivazione: L’inizio dell’anno civile.
Tutti ci auguriamo che sia improntato a pace e serenità.
Per tale scopo la liturgia ha scelto, come prima lettura, il brano relativo alla benedizione che Aronne, a nome e come suggerito da Dio stesso, impartisce al popolo di Israele; è una invocazione propiziatrice rivolta a Dio, in quanto è la sua benedizione che fa vivere e suscita prosperità nella vita dei fedeli.
In questa benedizione il Signore pone il suo nome, cioè la sua presenza, nella vita degli uomini perché possano diventare costruttori di pace nel tempo che viene loro concesso.
Il volto benevolo di Dio, al riguardo, è la migliore garanzia per dare consistenza ai tanti auguri di “buon anno!”, che in questo giorno ci scambiamo fra noi. Altrimenti sono solo parole!
La seconda motivazione: La solennità di Maria, Madre di Dio.
La presenza di Maria è espressa nella seconda lettura, con queste parole: “Quando venne la pienezza del tempo (cioè il compimento del piano di Dio nella storia). Dio mandò il suo figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”.
Diventare figli di adozione non significa essere di seconda categoria, ma esprime il diritto all’eredità, proprio perché riconosciuti come figli.
Come poteva avvenire questo senza il “sì” di Maria con cui ella diventa Madre di Dio, generando il Figlio suo, Gesù Cristo?
Ora, ci poniamo una domanda.
È forse questo il fatto che rende grande Maria: quello di essere Madre di Dio?
Anche questo, ma non principalmente.
La grandezza di Maria non è posta nell’evento fisico, ma nell’esercizio della fede, secondo il celebre insegnamento di Sant’Agostino: “Ha custodito più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è portato nel grembo”.
È quello a cui siamo chiamati anche noi per metterlo in pratica. La nostra grandezza non si misura tanto su quello che facciamo, ma soprattutto sul come aderiamo con fede alla volontà di Dio.
Ed ecco terza motivazione: La giornata mondiale della pace.
Il messaggio del Papa, per tale giornata, sviluppa questo tema: “La fraternità, fondamento e via per la pace”. Ora, la fraternità proviene dalla carità vicendevole, ma la carità proviene da Dio e la si ottiene mettendosi nelle sue mani e vivendo di fede.
Maria ci ha donato il Principe della Pace, che è Gesù Cristo.
Eppure anche lei ha dovuto fare un grande cammino di fede.
È quello che ci ha presentato il Vangelo, con l’espressione: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.
“Custodiva tutte queste cose, meditandole”: significa che faceva una sintesi di tutti gli eventi di suo Figlio, cioè li accostava l’uno accanto all’altro cercando di capire cosa chiedesse Dio a lei, per poterlo mettere in pratica.
Questo compito è importante per tutti noi.
Siccome nulla avviene per caso, dovremmo sempre più abituarci a saper leggere e mettere insieme tutto quello che capita nella nostra vita personale e di famiglia, nella vita degli altri, negli eventi della storia e del mondo, sia in quelli belli che in quelli tragici e dolorosi, per scoprire cosa ha da dirci il Signore.
È così che siamo persone di fede e solo così cresciamo nella fede.
Solo così avremo pace dentro di noi e saremo capaci di diffonderla
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello