Omelia delle domeniche e feste Anno A
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
13 dicembre 2025 * S. Lucia vergine
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Il Verbo si fece carneTesti liturgici: Is 52,7-10; Sl 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18
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È sempre una grande gioia celebrare il Natale, perché è sempre un giorno straordinario: si festeggia la decisione di Dio di farsi così vicino al mondo, da diventare uno di noi.
Quanto amore in questa decisione! Dio si abbassa, si umilia, diventa uomo, abita in mezzo a noi!
Questo fatto non può non toccarci profondamente.
Apre uno squarcio di luce: sulle nostre tenebre, sul pessimismo generale, sull’abitudine che abbiamo di lamentarci.
Questa solennità del Natale potremmo anche chiamarla “Festa dell’ultima e definitiva parola di Dio”.
Lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura: “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi, aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”.
Il motivo del suo parlare, nei tempi antichi, è stato sempre per far capire quanto lui amasse l’umanità, alla quale ha sempre donato la sua misericordia e il suo perdono.
Ancora una volta parla, ma, questa volta, non più per mezzo dei profeti.
Fa un gesto di amore talmente grande, che più grande non può esserci: manda suo Figlio - detto appunto “Parola” o “Verbo” - che diventa uomo debole come noi.
Non è solo - notiamo bene - parola fatta di sole parole – anche se molto valide - ma è un fatto di persona vivente: “E il Verbo –abbiamo ascoltato - si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
È in questa ottica che dovremmo guardare e fare i regali di Natale.
In altre parole, questi regali assumono pienezza di significato solo se esprimono e diventano dono di se stessi, proprio come ha fatto Dio.
Che direste, di un dono ricevuto, ma che si lascia impacchettato, senza aprirlo con gratitudine alla presenza della persona donante, e quindi senza rendersi conto del valore che contiene, per adeguatamente ringraziare con più consapevolezza?
Il dono che Dio fa di suo Figlio fatto carne, lo apriamo o lo lasciamo impacchettato?
Purtroppo c’è chi lo lascia così, senza rendersi conto!
Lo ha sottolineato il vangelo: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo… eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne tra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.
Anche le maggiori luci che accendiamo in questo periodo, dovremmo leggerle, come segno, in questa ottica.
Ci aiutano a leggervi il segno inviato da Dio per illuminarci sulla verità, o si limitano solo all’usanza e che non va oltre al consumismo?
Devono, invece, aiutarci per vedere e incontrare Gesù che viene a rischiarare e rasserenare il mondo, con la sua luce di verità e di grazia, di gioia e di pace.
Tuttavia, gli uomini sono liberi: possono accogliere Gesù e vivere di questa luce, oppure rifiutarla.
Se abbiamo il coraggio di accoglierla, a nostra volta, diventiamo anche noi luce per gli altri.
Quanta gente ha bisogno di essere illuminata!
A pensare che, solo accogliendo Gesù luce vera, potremmo essere meno tristi e arrabbiati, più in pace e molto gioiosi, nonostante qualsiasi cosa in contrario!

Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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