Testi liturgici: Ap 11, 19; 12,1-6; Sl 44; I Cor 15,20-27; Lc 1,39-56
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Quando ci mettiamo in ascolto di un brano della Parola di Dio, anche se conosciuto e più volte ascoltato, dobbiamo renderci consapevoli che esso è fatto per stimolarci a cercare il significato che appare più evidente nel tempo in cui lo si legge, proprio per poterlo applicare a noi.
Ebbene, lo scontro descritto nella prima lettura, tra la donna e il drago, non è un fatto di fantasia, relegato al passato. È attuale quanto mai per l’oggi.
Di donne piangenti perché i loro figli sono minacciati ce ne sono sin troppo; di mamme che urlano, perché sono straziate per la morte di figli, ne sono piene le cronache.
Persone che sono confuse e non trovano una via d’uscita per i tempi che corrono, pieni di cattiveria, di guerre clandestine o meno, con molteplici atti di terrorismo, sono la maggior parte.
Ebbene, nel brano ascoltato, ci è rivelato come Dio custodisca il futuro delle persone assalite: rapisce il bambino e lo salva, dà rifugio alla donna.
La donna rappresenta la Chiesa e, nel contempo, Maria Santissima, Madre della Chiesa.
Qual’ è il futuro della Chiesa?
È quello che Gesù garantisce a Pietro: le forze del male non prevarranno su di essa.
Ed allora tutti noi, di fronte ad ogni tipo di scatenamento del male, possiamo e dobbiamo vivere di speranza, perché in qualsiasi lotta della storia, la Chiesa ne esce sempre vincitrice, perché per essa valgono sempre anche le ultime parole oggi ascoltate: “Si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”.
Ovviamente, vincitrice non significa che non abbia delle temporanee sconfitte; e neppure che la vittoria sia sempre immediata. C’è da attendere e sperare.
Nelle nostre lotte Maria è quanto mai presente, appunto perché è Madre della Chiesa. Essa è per tutti un segno di consolazione e di sicura speranza.
Del resto, in tutte le apparizione della storia non fa altro che richiamare noi a confidare in lei e a convertirci, proprio per allontanare il male ed accelerare il tempo della vittoria.
Ma c’è anche un’altra paura che ci portiamo dentro e che ci tocca ancor più da vicino: è quella della morte.
Di essa ci ha parlato la seconda lettura e ci ha detto che pure essa è vinta, proprio in forza della risurrezione di Gesù, con queste parole: “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”.
Proseguendo aggiunge: “Prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo”.
Chi più di Maria è legata a Cristo?
Dopo di lui, anche lei, prima fra tutti i credenti, ha già vinto la morte; di conseguenza si trova in cielo in anima e corpo: è la festa che celebriamo oggi.
In lei il Signore ha anticipato quello che meravigliosamente avverrà per ciascuno di noi.
Ma, nel frattempo, anche la vita terrena è cosparsa delle meraviglie che il Signore compie a nostro favore.
Ci basti riflettere sulla scena raccontata dal Vangelo.
Qui non c’è uno scontro, ma l’incontro di due madri: Maria ed Elisabetta; ambedue sono consapevoli che la vita che stanno portando in grembo, per un disegno misterioso di Dio, è un grande dono di Dio stesso.
Ambedue esprimono una grande gioia. L’una, complimentandosi con l’altra, dice: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
L’altra, lodando il Signore, dice: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Applicato a noi, ci insegna che nella vita dobbiamo sempre lodare e ringraziare il Signore.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello