Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
15 gennaio 2025 * S. Paolo eremita
itenfrdeptrues
17 Domenica C Insegnaci a pregareTesti liturgici: Gen 18,20-32; Sl 137; Col 2,12-14; Lc 11,1-13
Per il documento: clicca qui
Il brano della Genesi, ascoltato nella prima lettura, è costruito come un processo.
Per primo entra in scena il giudice, che è Dio stesso, raggiunto dal grido provocato dal male compiuto dagli abitanti di Sodoma e Gomorra.
Si costruisce il tribunale con gli accusatori e con un unico avvocato alla difesa, che è Abramo.
L’argomento di Abramo, per trattenere un giudizio di condanna, è la presenza dei giusti, con la domanda: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio?”.
Infatti, se il giudice è veramente giusto, come può far perire i peccatori insieme ai giusti?
Purtroppo, la difesa e le suppliche di Abramo dovranno arrendersi di fronte all’evidenza che, cioè, manca un numero sufficiente di giusti.
Quante situazioni analoghe si ripetono lungo la storia, comprese quelle che stiamo vivendo attualmente!
Quanto male c’è nel mondo!
A rifletterci bene, però, ci sono anche molti giusti, persone veramente di fede, piene di amore nei confronti di Dio e del prossimo.
Però, facendo le proporzioni, verrebbe da pensare che i giusti sono sicuramente in perdita.
Oggi, però, a differenza di allora, c’è un altro fatto, molto consolante.
Sappiamo che vi è un giusto per eccellenza, l’unico veramente giusto: è Gesù Cristo. Egli si è caricato tutto il male del mondo; morendo lo ha distrutto e risorgendo a dato a tutti la possibilità di essere giustificati.
Con tale sacrificio, egli ha fermato per sempre il giudizio di distruzione.
C’è proprio da ringraziare il Padre celeste che ci ha fatto tale dono.
È proprio quello che facciamo in questa celebrazione eucaristica, come in ogni celebrazione eucaristica. L’Eucaristia è sempre ringraziamento.
Ma non basta!
L’opera di Cristo è condizionata alla nostra collaborazione, alla maniera di quella di Abramo. Questa collaborazione è anche la nostra preghiera di intercessione, con la quale chiediamo, per noi stessi e per gli altri, di poterci adeguare alla sua volontà.
Ebbene, questo non è altro che quanto chiediamo nella prima parte del Padre nostro.
Ma ci sono altre due cose importanti, e che chiediamo nella seconda parte dello stesso Padre nostro: il pane e il perdono.
Quando uno prega è assomigliare a quel tale della parabola, è come uno che bussa.
Siccome è un amico, la porta gli viene aperta, anche se al momento potrebbe essere inopportuno e fastidioso; è proprio come avviene con un figlio, al quale il padre non gli può negare quello che chiede, se conveniente.
Ebbene, Dio Padre non ci concederà tutto quello di cui abbiamo veramente bisogno, cioè il pane quotidiano, proprio come fa ogni padre con i propri figli?
È vero che Dio sa di che cosa abbiamo bisogno.
Però bisogna, comunque e sempre bussare; perché il bussare è come porgere la mano per poter accogliere il dono già preparato da Dio – appunto perché egli sa di che cosa abbiamo bisogno - che altrimenti non ci raggiungerebbe. E questo, senza lamentarci anche se il dono non è sempre secondo le nostre aspettative.
Ecco perché Gesù ci invita a pregare sempre, senza stancarci, certi che al momento opportuno giungerà l’aiuto provvidente del Signore.
Quindi, pregare significa anzitutto essere perseveranti, senza temere di importunare Dio. Egli saprà esaudirci al tempo opportuno, in maniera anche superiore a come ce lo saremmo aspettato.
La parabola dell’amico, inoltre, ha un altro elemento significativo.
Oltre che riferirsi a Dio, si riferisce pure al fratello.
In altre parole ci dice che chi prega non solo bussa perché sia aperta la porta, ma è chiamato anche ad aprire la porta, ad essere comprensivo e misericordioso verso tutti, evitando ogni giudizio dato senza motivazione, affrettato ed inopportuno.
Ed infatti, così concludiamo la preghiera del Padre nostro: “Perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

facebook

"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

Visite agli articoli
3317286

Abbiamo 126 visitatori e nessun utente online