Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
15 gennaio 2025 * S. Paolo eremita
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Anno C Trinita
Testi liturgici: Pr 8,22-31; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15

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Abbiamo ascoltato come Gesù abbia detto: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”.
Non è la situazione nella quale spesso ci troviamo anche noi?
Quante volte e in quante situazioni ci vien da dire: “Non ci riesco, non ci capisco niente, mi è impossibile!”.
È vero, ma sbaglieremmo se ci fermassimo solo qui, perché con Dio tutto è possibile.
Ma, riflettendoci ancora, cosa altro ci insegna questa pagina?
Ci dice che Gesù è la “Verità”, nel senso che ci fa conoscere il volto misterioso e inaccessibile del Padre.
A questa sua asserzione, si aggiunge quella dello Spirito Santo, che è pure detto “Spirito di Verità”. Il suo compito è quello di rammentarci tutto quello che ha detto Gesù.

Lo Spirito non porterà nuove verità, rispetto a quello che ha detto Gesù, ma ne darà l’intelligenza per comprenderle meglio e per avere la forza di metterle in pratica nella vita. Lo farà di mano in mano, portandoci alla conoscenza perfetta di Gesù, il quale vive in perfetta comunione con il Padre, come aveva già detto: “Tutto quello che il Padre possiede è mio”.

Viene da domandarci: Quale relazione esiste tra queste tre persone?

Si tratta di comprendere il mistero dell’Unità e trinità di Dio, anche se di fatto non è mai pienamente comprensibile.

Per poter un poco comprendere il valore di “Uno” in “Tre” persone, potremmo sbiaditamente rifarci a due operazioni matematiche.

Posso addizionare per tre volte: 1+1+1 e mi dà tre; ma posso anche moltiplicare lo stesso numero: 1x1x1 e mi dà non più tre, ma solo uno.

In Dio non c’è addizione, ma solo moltiplicazione.

Dio è una famiglia di tre persone. Ognuna delle persone è dono totale per l’altra. Si amano così tanto da formare una sola cosa, una unità. In altre parole, Dio è definito comunione di amore, in lui c’è solo pienezza di amore.

Ognuna delle tre persone è talmente per l’altra, tanto da risultare non più tre, ma solo una: ecco l’Unità e la Trinità.

Ora questa famiglia di Dio, appunto perché è amore, non è chiusa in se stessa, ma si fa dono a tutti noi, è per tutti noi perché anche noi possiamo entrare nel suo ambito, in una pienezza di amore. Proprio in questo che consiste la nostra eterna felicità.

Questa vita di grazia, è già iniziata sin dal giorno del battesimo. Da quel giorno si tratta di esercitarci per amarci fra di noi alla maniera di Dio: non l’altro ricercato per noi stessi, rimanendo così persone distinte e spesso in conflitto; ma ognuno in pienezza di dono per l’altro, perché solo da questo può sprigionarsi sin d’ora un briciolo della felicità eterna.

Purtroppo, spesso manca in noi il vero amore o, comunque, non è vissuto in pienezza, ed ecco le nostre insoddisfazioni.

Come riuscire in questo?

Per comprenderlo, facciamo una applicazione concreta.

In alcune circostanze, le nostre famiglie fanno festa per celebrare particolari ricorrenze: festività religiose, feste di prime comunioni, di cresime, di matrimoni, feste di anniversari, e così via.

In tali circostanze, ci si riunisce tutti: genitori, figli, fratelli e sorelle, nipoti ed a volte anche parenti, amici e conoscenti. Tutti siamo felici di stare insieme e tutti torniamo a casa soddisfatti.

Questo capita anche in quanto siamo famiglia di Dio.

Il Signore è felice di incontrarsi con noi, di fare festa con noi, anche in questo mondo, prima di ritrovarci immersi nella Trinità dopo la morte.

Il Signore ci invita a fare questo con lui ogni domenica, perché possiamo uscirne più rafforzati nell’amore e più soddisfatti nella vita.

Dopo tutto quello che abbiamo detto, ognuno tira le proprie conclusioni.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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