Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
15 gennaio 2025 * S. Paolo eremita
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Anno C Pentecoste
Testi liturgici: At 2,1-11; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23-26
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Abbiamo ascoltato: “Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre”.
Di fronte a questa espressione ci facciamo tre domande: cosa significa “Paraclito”, perché è “un altro”, come è da intendersi il “rimane con noi?”.
“Paraclito”
vuol dire colui che ci sta sempre vicino per assisterci, per aiutarci, per essere nostro difensore. Con analoga parola è definito pure “Consolatore”. È questa la qualifica che viene data allo “Spirito Santo”, per cui ambo i termini indicano la stessa persona.
“Un altro” vuol dire che è il secondo. Il primo, infatti, è Gesù stesso che con il suo sacrificio sulla croce ci ha difeso presso il Padre perché esercitasse la sua misericordia, ci difenderà ancora quando ci presenteremo a Lui.
“Rimane con noi” vuol dire che lo Spirito Santo, mentre siamo in questo mondo, ci difende e ci consola, insegnandoci ogni cosa, ricordandoci tutto quello che Gesù ci ha detto.

Però, sarebbe inutile la sua presenza se da parte nostra non vi è l’ascolto di lui, la corrispondenza e l’impegno per vivere di conseguenza.

La sua venuta e la sua presenza ci è stata presentata con il simbolo del fuoco: “Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo”.

A cosa ci fa pensare questo?

Alla realtà di quello che produce il fuoco. Esso brucia tutto quello che incontra, e bruciando dà luce e calore.

Cosa fa lo Spirito Santo, se lo invochiamo con fede e lo accogliamo?

Brucia ogni nostra cattiveria riempiendoci della luce e dell’amore di Dio, perché una volta esperimentata questa esperienza, la possiamo comunicare e renderne partecipi anche gli altri.

In altre parole, dà la forza di perdonare; di ricomporre le divisioni; ci aiuta a creare comunione e collaborazione; dà la gioia di vivere e di volersi bene; fa superare ogni distinzione di età, di sesso, di cultura, di razza, di condizione sociale.

Se questo avvenisse, se tutti accogliessero lo Spirito Santo, ogni famiglia vivrebbe nell’armonia; il mondo sarebbe nella pace, non ci sarebbero più liti e guerre; la gioia regnerebbe in tutti.

Noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo? Se lo abbiamo ricevuto, quando è avvenuto questo? Se è venuto siamo rimasti pieni di lui?

Lo abbiamo ricevuto nel giorno del Battesimo. A sua volta, è stato riconfermato nel giorno della Cresima, che appunto per questo è chiamata anche Confermazione.

Se nel battesimo non ne eravamo consapevoli – al nostro posto, infatti, agivano genitori e padrini - dal giorno della Cresima, siamo chiamati quotidianamente a fare delle scelte che siano confacenti al nostro essere cristiani.

Sappiamo bene, purtroppo, che spesso succede il rovescio. Proprio dal giorno della cresima, molti giovani lasciano la pratica cristiana e, quindi, rigettano il qualche modo lo Spirito Santo che hanno ricevuto in dono.

Da notare “ricevuto in dono”.

Il fatto è analogo ad un pacco dono che abbiamo ricevuto da un amico, ma che rimane tale senza che sia aperto. Se non si apre non possiamo conoscere la preziosità che contiene, non si sprigiona in noi la gioia piena per averlo ricevuto, e di conseguenza anche la gratitudine verso il donatore non è del tutto calorosa.

Chi vive così, ci ha detto san Paolo, si lascia dominare dalla carne, cioè vive al di fuori della volontà di Dio e non gusta le vere gioie del dono della vita. Ecco le sue parole: “Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”.

Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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