Testi liturgici: Is 35,4-7; Sl 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37Per il documento: clicca qui
Quale è stata la prima espressione ascoltata oggi?
Eccola: “Dite agli smarriti di cuore: coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi”.
Chi sono questi “smarriti cuore”?
Sono coloro che, per molte e avverse vicende della vita, hanno perduto ogni riferimento positivo. Di conseguenza e con tristezza, si rassegnano.
Nell’episodio riferito alla lettura di oggi, sono gli esiliati.
Nemmeno lontanamente essi pensano alla possibilità del proprio ritorno in patria. Ormai si sono “rassegnati”. Non pensano che la rassegnazione è un fatto negativo, non è nella logica di Dio.
Ognuno di noi potrebbe ritrovarsi in situazioni analoghe.
Che fare allora?
In ogni situazione negativa e di sofferenza, quando ci sembra che non vi sia nessuna via d’uscita e dopo aver fatto tutta la nostra parte per risolvere la situazione stessa, dobbiamo passare alla parte positiva, cioè all’accettazione della medesima, offrendola a Dio, con piena speranza.
Solo così il Signore può intervenire per risolverla.
L’accettazione è cosa molto diversa dalla rassegnazione.
Invece, gli smarriti di cuore sono coloro che non pensano a questa cosa. Ecco perché il profeta deve dirlo con forza: “Egli viene a salvarvi”.
Possiamo essere sicuri di questo? Certo!
Proprio perché Dio è colui che rende possibile quello che umanamente è impossibile.
Nella lettura questo fatto è stato descritto con diverse immagini: “Si apriranno gli occhi dei ciechi, lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, scaturiranno acque nel deserto”.
Se il Signore è in grado di fare cose straordinarie in natura, non le può fare anche con noi?
Ci basti solo pensare all’episodio evangelico appena ascoltato, quello della guarigione del sordomuto.
Pertanto, non dobbiamo aver paura del futuro; non possiamo permettere che i nostri problemi e le nostre sofferenze ci portino via dal cuore la fiducia nel Signore; non possiamo perdere la speranza: egli certamente, a suo tempo, si manifesterà a nostro favore.
Dunque, lontano da noi qualsiasi forma di smarrimento.
Fermiamoci, ancora un poco, sull’episodio evangelico, perché ci potrebbe sfuggire la cosa più importante.
Quel sordomuto aveva cercato la guarigione fisica. Non ha certamente pensato che avrebbe avuto molto di più; ha ottenuto anche la guarigione spirituale.
Questa è una guarigione ben più profonda. Riguarda la sordità nei confronti della parola di Dio. Lo si desume dall’atteggiamento e dall’espressione pronunciata da Gesù: “Guardando verso il cielo, emise un sospiro e disse: <Effatà>, cioè <Apriti!>.
Lo si desume anche dall’altra espressione: “Gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”.
Il “parlava correttamente” non si riferisce solo al pronunciamento corretto delle parole, ma anche al contenuto di esse.
Nonostante il comando di Gesù di non dirlo a nessuno, egli ne parla. La sua parola provoca la fede il quelli che ascoltano, tanto che, pieni di stupore, dicono: “Ha fatto bene ogni cosa”.
Come abbiamo bisogno anche noi di essere guariti dalla sordità che ci impedisce di comprendere rettamente la Parola di Dio!
Non alla maniera dei giornali e delle trasmissioni televisive che spesso, estrapolando una parola o una frase dal contesto di un discorso, fanno dire, a cominciare dal Papa, cose del tutto contrarie a quelle che lui intendeva!
Quando ascoltiamo attentamente e comprendiamo bene, ritrasmetteremo correttamente, non solo a parole, ma soprattutto con la vita.
La conseguenza?
Non crea confusione e smarrimento negli altri, ma aiuta tutti a crescere nella fede.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello