Terza avvento C Giovanni BattistaTesti liturgici: Is 61,1-2.10-11; Sl (Lc 1,46; I Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28
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Giovanni Battista, insieme a Maria, è colui che domina il periodo di Avvento.
Domenica scorsa lo abbiamo incontrato mentre battezzava e predicava lungo il fiume Giordano, gridando: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.
Oggi lo incontriamo ancora, mentre continua la medesima missione; ma questa volta l’evangelista lo mette a confronto con Gesù, attraverso questa espressione: “Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce”.
Per capire la portata della espressione, facciamo un confronto, per mezzo di una analogia; la mettiamo in relazione alla luna e al sole.
Ambedue gli astri emettono la luce, con la differenza che quella del sole è propria; invece, quella della luna non è propria, ma è il riflesso di quella del sole. Anche se il sole non si vede, perché nascosto dalla terra, la luna ci garantisce che, pur non visibile ai nostri occhi, è sempre presente come quando lo vediamo in pieno giorno.
Applichiamo a Giovanni e a Gesù.
Giovanni è colui che riflette la luce di Gesù, dicendo che Lui è la vera e unica luce.
Giovanni rende semplicemente testimonianza di questo, dichiarando che bisogna prepararsi bene, per incontrarlo veramente: la sua venuta è imminente.
A questo punto, consideriamo e riflettiamo sulla umiltà di Giovanni.
Quando gli domandano: “Tu, chi sei?”, risponde dicendo la verità, senza pronunciare il proprio nome: dichiara semplicemente di essere un incaricato, uno che presta la voce, con queste parole: “Io sono voce che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore”.
E più avanti dice ancora: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”.
Essendo semplicemente una voce, come tale si disperde. Non solo, anche la persona che la pronuncia scompare, non appena ha compiuto la missione: nel caso nostro, quella di Giovanni; egli scompare dopo che ha predicato di preparare i cuori alla venuta del Signore.
Anche il suo battesimo serve come preparazione. Infatti, dice che è un battesimo di conversione. Il vero Battesimo deve ancora arrivare: lo porterà Colui che è stato indicato: il suo sarà un battesimo che trasformerà interiormente il cuore e la vita di chi lo riceverà.
Applichiamo a noi.
Noi siamo chiamati a imitare Giovanni. Siamo chiamati a testimoniare e servire il Vangelo. Lo serviamo veramente e avviciniamo le anime al Signore, solo se siamo consapevoli di essere una voce che indica Gesù.
Se ci appropriamo di quello che Dio fa di buono nelle persone, pur servendosi di noi, diventiamo ladri; defraudiamo quanto non ci appartiene. Godiamone pure, ma non manchi l’attribuzione e la lode al Signore!
Infatti, il segno della vera maturità spirituale è farci da parte, dopo aver compiuto la missione di portare le anime a Dio.
Anche Maria santissima si è comportata così, ha lodato Dio cantando: “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente”.
Poco prima aveva cantato: “Il mio spirito esulta in Dio, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Non è una falsa umiltà quella di Maria. Infatti, non dice che non ha fatto nulla di buono e che non vale niente. Riconosce, invece, che il Signore in lei non poteva fare cose più grandi. Proprio per questo dirà: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Però, sa bene che tutte queste grandi cose non le appartengono. Proprio in forza della sua umiltà: le ha accolte, ha riconosciuto il dono, e, di conseguenza, ha lodato il Signore.
Questa è la vera letizia del credente ed è quello che Paolo augura ai Tessalonicesi: “Fratelli, siate sempre lieti… in ogni cosa rendete grazie”.
Riconoscere i doni che il Signore ci ha fatto nella vita, deve diventare nostra letizia, gioia e lode di ringraziamento.
Proprio per questo, nel salmo responsoriale, abbiamo risposto, ripetendo con Maria: “La mia anima esulta nel mio Dio”.

Sac. Cesare Ferri, rettore San Giuseppe in Spicello