Giovanni BattistaTesti liturgici: Is 35,1-10; Sl 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11
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Nell’Avvento, ogni anno, domina la figura di Giovanni Battista.
Per comprenderla rifacciamoci ad un proverbio che dice: “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”.
Analogamente si può dire: “Tra il predicare e il mettere in pratica, c’è una grande differenza”.
Applicata a genitori ed educatori, si potrebbe ancora dire: “Una cosa è insegnare, altra è vivere coerentemente ed in prima persona, quello che si insegna”.
Un famoso principio afferma che “l’operare segue l’essere”.
In altre parole: tanto più faremo cose buone e utili, quanto più vivremo i valori che contengono.
Ebbene, Gesù applica questo principio a Giovanni Battista: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?... Più che un profeta… tra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni Battista”.
La stessa cosa vale per l’applicazione a se stesso.
Infatti, interrogato dagli inviati di Giovanni, non risponde facendo una predica, ma invitando a considerare le opere che compie: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziato il Vangelo”.
Capite! Compie le opere perché ne vive i valori che coltiva perché è in costante rapporto con il Padre.
E continua: “Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.
Quante volte, invece, noi ci scandalizziamo!
Quante volte giudichiamo persone, non tanto per l’impegno serio di conoscere loro anche nel profondo, ma per quello che dice la gente!
Se una persona, ad esempio, in un passato si fosse comportata meno bene, ormai, nell’opinione di qualcuno, è bollata per sempre. Ammesso pure che abbia iniziato una vita nuova, le sue opere, fossero anche miracoli, non contano nulla, anzi: diventano uno scandalo.
E Gesù che ripete: “Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.
Grazie a Dio, non tutti sono così!
Siamo talmente stanchi delle parole pronunciate - ad esempio in televisione - che non siamo più in grado di capirci qualcosa e conoscere dove sta la verità.
Invece, quando vediamo qualcuno che, in prima persona, vive quanto annuncia, allora il nostro cuore non esita a farsi attento: comprendiamo di trovarci di fronte ad un vero maestro della fede e della vita.
Basti guardare Papa Francesco: nei suoi insegnamenti e, prima ancora, nel suo stile di vita!
È possibile essere testimoni di tale stampo?
Certamente, con la grazia di Dio! Basta avere più fiducia in lui.
La prima lettura ce lo ha confermato.
Ecco alcune espressioni che abbiamo ascoltato: “Coraggio non temete!... Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi”.
Ma non basta.
Si tratta anche di avere “costanza”, di essere perseveranti, di non scoraggiarci, di attendere con pazienza.
Sono espressioni ascoltate nella seconda lettura: “Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi…”.
E allora sempre avanti nella gioia!
Del resto, siamo nella domenica detta appunto “della gioia”, per il fatto che viene il Signore.
È quello che Isaia, per i motivi detti prima, ci esorta a vivere: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa; sì, canti con gioia e con giubilo”.
Sì, vieni, Signore Gesù! Noi vogliamo incontrarti!
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario san Giuseppe in Spicello