Amore benevoloRiflessione tenuta dal rettore alle famiglie riunite in ritiro il giorno 12 febbraio 2017 presso il Santuario San Giuseppe in Spicello di San Giorgio di Pesaro.
L'amore è benevolo

(Testo di riferimento Lc 6,20.35-45)
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Introduzione
Ci sono persone che sembrano cattive, ma in realtà non lo sono; pur avendo una corteccia rustica e non smussata, di fatto hanno un cuore buono e generoso.
Cosa direbbe il Signore in proposito?
Ci direbbe che, se l’uomo guarda l’apparenza, egli al contrario guarda il cuore. Ecco per cui sottolinea: “Non giudicate e non sarete giudicati”.
Ed è proprio quello che, in confronto degli altri, dovremmo guardare pure noi. Questo, però, è possibile solo se il nostro cuore è benevole, se viviamo nella benevolenza.

Tuttavia, ammesso il fatto che noi fossimo tra quelli che hanno una corteccia rustica, ciò non ci dispensa dall’impegnarci ad essere meno rugosi e, di conseguenza, a lottare e convertirci ogni giorno, per riuscire ad essere migliori e più facilmente compresi ed accolti.
Riflettiamo sulla benevolenza
Cosa è la “benevolenza?”.
È necessario collegarsi alla meditazione del mese scorso. Ricordate! Abbiamo riflettuto sul vero significato della “pazienza”.
Avere pazienza, come abbiamo letto in “Amoris laetitia” al n. 92, “non significa lasciare che ci maltrattino continuamente, o tollerare aggressioni fisiche, o permettere che ci trattino come oggetti”.
Tutto questo, purtroppo, non manca e dobbiamo metterlo in conto per poterlo affrontare; per poterci riuscire, alla “pazienza” deve far seguito la “benevolenza”.
Il fatto di essere maltrattati ed incompresi, non può fermarsi al fatto di subirlo in maniera passiva e rassegnata, ma sta nell’accettare il tutto in maniera attiva, facendo scattare il desiderio di voler il bene all’altro.
Ecco perché Paolo, nell’inno alla carità, dopo aver detto che “la carità è paziente”, subito aggiunge che “benevola è la carità”. La benevolenza non è altro che l’atteggiamento di colui che vuol sul serio il bene dell’altro.
Tale atteggiamento è proprio della persona amabile, affabile, gentile, generosa, oltre che onesta; la conseguenza è che questa persona sa dare, al suo comportamento verso gli altri, anche un senso di gioia, di giocondità, di soavità e dolcezza, tutte cose che guadagnano il cuore delle persone con cui veniamo a contatto.
Dalla parola “benevolenza” proviene l’aggettivo “benevolo”.
Le persone benevoli sono coloro che cercano di sottolineare maggiormente il lato buono di una persona, che cioè, come si dice, non guardano al bicchiere “mezzo vuoto”, ma a quello “mezzo pieno”. Proprio a questo proposito, Gesù ci invita ad essere perfetti, come è perfetto il Padre celeste.
Ebbene, la perfezione di Dio si manifesta proprio nella sua benevolenza. Egli infatti, senza distinzione alcuna, fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, egli è benevolo verso gli ingrati ed i malvagi. Ma c’è di più. Tale benevolenza, a sua volta, diventa misericordia.
Anche questo ce lo ha detto la lettura che abbiamo ascoltato: “Diventate dunque misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”.
Nella lettera agli Efesini, Paolo così esorta: “Diventate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato voi in Cristo”.
Questo significa che l’amore non è solo un sentimento spontaneo e facile, riservato a persone con le quali troviamo una certa affinità. L’amore, invece, è tutt’altro; è volere il bene di chi ci sta accanto; accettare tale persona così come è, che piaccia o meno, che crei simpatia o ripulsa, che se lo meriti o meno.
Ecco perché il vero amore è sempre “benevolo”, in quanto cerca sempre e vuole solo il bene dell’altro.
A tal proposito, il Papa cita Sant’Ignazio di Loyola, il quale così si esprime: “L’amore si deve porre più nelle opere che nelle parole”.
E poi, proseguendo nel n. 94 e descrivendo l’amore benevolo, dice: “In questo modo può mostrare tutta la sua fecondità, e ci permette di sperimentare la felicità di dare, la nobiltà e la grandezza di donarsi in modo sovrabbondante, senza misurare, senza esigere ricompense, per il solo gusto di dare e di servire”.
La benevolenza di Dio è manifestata ed espressa in Gesù
A questo punto, è più facile comprendere le parole ascoltate nel testo proclamato del Vangelo di Luca.
Esso manifesta l’amore di Dio nei nostri confronti; afferma che egli è buono e misericordioso, sempre; vuole il bene di tutti, anche di quelli ingrati e cattivi. Egli non fa preferenze; come già detto, egli fa sorgere il suo sole sia per i buoni che per i cattivi; anzi, e per assurdo, se dovesse fare una preferenza, la farebbe verso i peccatori, come di fatto appare nel comportamento di Gesù.
Gesù è venuto non per giudicare e condannare, ma per salvare tutti. Non giudica mai le persone che incontra, ma le ama per primo, in modo profondo e gratuito, dando loro, attraverso questo amore benevolo e misericordioso, la possibilità di rialzarsi, di assumere e di riconoscere la propria dignità e, conseguentemente, di cambiare vita.
Basti citare due esempi: quello di Zaccheo e quello dell’adultera.
A questo punto, allora, se veramente il nostro amore è benevolo, chi siamo noi per giudicare e condannare gli altri?
Lo abbiamo pure ascoltato: “Siate misericordiosi come Dio, vostro Padre, è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati. Non condannate e non sarete condannati”.
Questo, se vale per tutti, ancor più vale ed anzitutto vale, nei rapporti familiari: tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli, tra cognati, e così via.
Se ci fosse tale atteggiamento di amore paziente e benevolo, i matrimoni non fallirebbero; anche se non raccogliamo frutti per quanto abbiamo seminato di bene nei figli, non per questo dovremmo perdere la speranza; certi litigi e incomprensioni fra gli altri componenti la famiglia e fra parenti, non ci sarebbero.
Da cosa dipende tutto questo?
Dal fatto che negli altri guardiamo il bicchiere “mezzo vuoto”; mentre in noi guardiamo quello “mezzo pieno”.
In altre parole, non riusciamo a riconoscere sinceramente che anche noi siamo peccatori; probabilmente lo siamo molto di più di quanti ci stanno di fronte; purtroppo, non ce ne rendiamo conto, sempre accecati dall’amor proprio e dall’orgoglio.
Se giudichiamo male gli altri, è segno che non siamo bravi neppure noi, proprio come afferma Gesù: “L’uomo buono trae fuori il bene dal prezioso tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo invece, dal suo cattivo tesoro tira fuori il male. Con la bocca infatti si esprime tutto ciò che si ha nel cuore”.
Il nostro peccato, a modo di fumo o di nebbia, oscura il nostro sguardo e ci fa vedere in maniera distorta colui che stiamo giudicando, proprio come sottolineato da Gesù: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?”.
Solo a conversione avvenuta, ci accorgeremo che l’altro non è poi così cattivo come ci sembrava a prima vista.
Dopo di che, il Papa ci invita a fare un ulteriore passaggio, per riuscire ad amare come il Signore ci ama. Lo esprime nei numeri 165/167.
Capacità di amare l’altro senza suo merito
Dobbiamo considerare che Dio ci ha amati dall’eternità, e quindi ancor prima che esistessimo. Pertanto Dio ci ha amato non per nostro merito, ma per purissimo e disinteressato suo amore. Non aveva bisogno di noi, ma ci ha creato per puro suo amore, allo scopo di farci felici come lo è lui.
Del resto, anche i genitori amano il figlio ancor prima che nasca; infatti, se il figlio esiste ed è tuttora amato, non è per suo merito, ma perché è stato preceduto e voluto dall’amore degli sposi. Pertanto, il figlio è amato ancor prima che abbia fatto qualcosa per meritarselo.
Questo è ancora per dire che, se l’amore è benevolo, non calcola i meriti o meno dell’altro; tanto meno considera il vantaggio che ne possa provenire per se stesso.
Perché, come si suole dire, il vero amore è quello “benevolo”, non quello “bisognevole”.
D’altra parte la legge fondamentale evangelica non è altra che quella consegnataci da Gesù: “Amatevi come io vi ho amato”.
Gesù non aveva bisogno di noi, il suo morire in croce per noi è stato fuori di ogni logica umana.
Infatti, la misura dell’amore è quella di amare senza misura, proprio come ha fatto e continua a fare il Signore per ognuno di noi.