Riflessioni di don Ferri in ritiri
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
7 dicembre 2024 * S. Ambrogio vescovo
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Giuseppe lavoratore vetrata
In occasione dell'anno dedicato a san Giuseppe proponiamo una riflessione dal titolo:  S
an Giuseppe "terrore dei demoni".
Ci mostra la sua potentissima intercessione.

Per questo documento, inserito in una serie, e per altri analoghi: clicca qui

Introduzione
Nelle invocazioni litaniche rivolte a San Giuseppe ad un certo punto egli viene nominato ed invocato con l’appellativo di: “Terrore dei demoni”.
Quale è il motivo di tale invocazione?
Per comprenderlo si tratta di conoscere e meditare il suo comportamento messo a confronto con quello dei demoni. Per fare questo dobbiamo risalire alle origini della creazione degli angeli e conoscere quale sia stato il comportamento di Lucifero, divenuto il capo dei demoni.

La dottrina della Chiesa, desunta dai Padri della Chiesa stessa, lo spiega dicendo che Dio abbia fatto conoscere agli angeli una sua decisione, quella per la quale la seconda persona della Trinità si sarebbe incarnata e che avrebbe assunto la natura umana. Noi sappiamo bene che tale persona è Gesù Cristo, il quale, come leggiamo nei testi biblici, facendosi uomo annientò se stesso, umiliandosi all’inverosimile.

Lucifero si trova davanti a questo dato di fatto, cosa che gli suscita un problema personale. Egli, dopo aver considerato che la natura umana per il fatto di avere un corpo è inferiore a quella angelica, pensa e dice, più o meno, queste parole: “Non adorerò te che ti presenti in una natura inferiore alla mia. Mi ribello a questa idea e a questo progetto. Non lo accetto”.

Altre creature angeliche condividono il ragionamento e il comportamento di Lucifero. Questi angeli ribelli sono coloro che denominiamo “demoni”.

Il loro comportamento è definitivo. Consiste nell’eterno distacco da Dio, in uno stato di vita che denominiamo “inferno”. Consiste nella non capacità di amare, nel rimanere in un rifiuto e odio inestinguibile, e quindi in una infelicità senza fine.

Da quel momento il grande ribelle, unitamente ai suoi seguaci, vuol distruggere negli uomini tutto quello che ha un rapporto con Dio, vuol convincere gli uomini a fare come ha fatto lui. Ed ecco il perenne comportamento di odio dei demoni, cosa proveniente da invidia e consistente nel tentare l’uomo a seguire loro.

San Giuseppe, invece, è tutto il contrario. Egli, pur trovandosi in situazioni analoghe e dovendo pure lui fare delle scelte, le fa sempre aderendo pienamente al progetto di Dio. Egli non è un ribelle, egli è il “giusto”, come lo definisce il vangelo.

Il comportamento di san Giuseppe
Il Signore, come aveva fatto con gli angeli, fa presente anche a Giuseppe il fatto dell’incarnazione di Gesù avvenuta nel grembo della Vergine sua sposa Maria. Di essa e di lui egli è invitato ad essere il custode.

Giuseppe se da una parte poteva ribellarsi al fatto, dall’altro poteva anche inorgoglirsi. Infatti, che cosa di più grande dell’essere il padre e il custode del Figlio di Dio?

Giuseppe ha accettato la proposta di Dio ed ha avuto il privilegio di essere stato il primo a vedere e adorare colui che Satana aveva disprezzato. Mettiamo a confronto i due comportamenti e vediamo come si contrappongono.

Satana è il superbo che dice “non adorerò”, e Giuseppe è l’umile che dice “accolgo e adoro”.

Dal seguire il comportamento dell’uno o dell’altro ne segue la condanna e l’infelicità eterna, oppure la salvezza e la felicità eterna.

Proprio su tale prospettiva i due continuano ad essere i grandi antagonisti che si affrontano. Ecco spiegato il motivo fondamentale per cui i demoni hanno terrore di lui, perché sanno che è più forte di loro.

Scendendo in maggiori particolari, cerchiamo di comprendere come Giuseppe entra in questo progetto divino, e con quali mezzi riesce a vincere la sua battaglia contro Satana.

a. È terrore dei demoni per l’esercizio della fede.

Egli crede, pur non vedendo nulla. Nonostante la grande missione affidatagli non vede nessun segno e nessun aiuto straordinario che avrebbe potuto compiere il Figlio di Dio e Dio stesso nei suoi confronti.

Ad esempio, quando deve prendere il bambino per fuggire in Egitto, avrebbe potuto ben dire: “Non si potrebbe risolvere diversamente? A te è tutto possibile, perché ci fai fuggire in quattro e quattr’otto?”.

Da tener presente che non vi erano i mezzi di trasporto di oggi, che Giuseppe, avendo solo il somarello, avrebbe dovuto fare anche diverse tappe, senza dire che avrebbe dovuto percorrere anche il deserto. E poi, una volta arrivato in Egitto, la necessità di doversi presentare, di dover trovare una casa, di cercare un lavoro retribuito.

In tutto questo Giuseppe non ha avuto aiuti straordinari, ha dovuto risolvere il tutto con il proprio ingegno e le proprie capacità.

In altre parole, Giuseppe ha dovuto compiere continui atti di fede, ha dovuto annientare se stesso. Questo non qualche volta, ma sempre, sino alla morte, avvenuta ancor prima dell’inizio della vita pubblica di Gesù, nella quale avrebbe potuto cogliere qualche segno straordinario e così in qualche maniera essere ripagato.

Neppure questo. Lascia Gesù nella bottega da solo, dove deve continuare a fare semplicemente il falegname, nient’altro.

Veramente, quanta fede esercitata per tutta la sua vita!

b. È terrore dei demoni nel vivere la castità.

Noi normalmente parliamo della verginità perpetua di Maria, e nulla da dire su questo, ma solamente se Maria fosse sola. Essendo la sposa di Giuseppe, questo proposito di verginità va condiviso, va accordato con lo sposo trovando il modo del come viverla.

Giuseppe viene lo viene a conoscere, si rende conto della portata, ne capisce il valore e lo accetta. Accetta la verginità di Maria, accetta la propria castità assoluta.

Il demonio è tutto il contrario. Egli, non potendo fare peccati di lussuria perché non ha un corpo, cerca di poterli fare attraverso il nostro corpo.

L’esperienza ci dice che egli, pur essendo puro spirito, di fatto sembra non essere capace di stare senza un corpo. Vuole entrare in qualche maniera nel nostro, tanto che se noi gli diamo un sia pur piccolo accesso, sentiamo subito tensioni terrificanti, sia nei pensieri che nelle propulsioni.

È proprio su questo campo che il demonio fa una grande strage dell’umanità. Dopo averci spinto ad essere orgogliosi e superbi, ora è la castità che egli cerca di insozzare. Oggi, proprio su questo campo, ne è quanto mai facilitato attraverso l’uso dei mezzi di comunicazione.

Ebbene, Giuseppe vince questa seduzione del proprio corpo, vivendo nella perfetta castità il suo rapporto con la Vergine Maria.

Questo ci insegna che si può amare pienamente, anche nell’esercizio dell’amore sponsale tra marito e moglie, senza possedere l’altro.

c. È terrore dei demoni per la sua obbedienza.

La obbedienza di Giuseppe a Dio è immediata e assoluta, sempre senza obbiezione di sorta. In altre parole, la volontà di Dio diventa la sua vita nella quale si sente coinvolto in un progetto che lo supera totalmente, quello di diventare il custode del Figlio di Dio e della Vergine Maria. A prima vista, sarebbe potuto essere tentato di non accettare, oppure di accettare solo in parte. Egli invece accetta tutto senza discussioni e senza domande di sorta.

Ecco ad esempio, come già detto, l’accettazione della fuga in Egitto senza alcuna comprensione del come si potrà svolgere il fatto, senza avere chiari aiuti e assicurazioni, senza sapere se in via definitiva o meno.

Potremmo ben dire che, ancor prima del lavoro manuale di falegname, il primo valore in assoluto per lui è fare la volontà di Dio.

d. È terrore dei demoni perché vive nella vera povertà che a sua volta è grande ricchezza.

Qual è la vera ricchezza di Giuseppe?

Non sta nell’avere a disposizione i beni materiali, ma nell’avere i due più grandi tesori: Gesù e Maria, con il compito di custodirli e proteggerli. In altre parole, il suo più grande tesoro era la famiglia, quale opera più bella uscita dal cuore di Dio.

Tuttavia, pur avendo il privilegio di esser un tale custode, non si eleva orgogliosamente chissà a quali altezze, non è portato ad idolatrare se stesso, ma si sente chiamato solo a proteggere la famiglia stessa, con umiltà e sacrificio, con tanto amore.

Per mantenerla non esige nessun aiuto o diritto straordinario, ma lo fa guadagnandosi il pane con il proprio lavoro di falegname.

Questo è un altro elemento per essere il terrore, proprio perché il demonio è contro la famiglia.

I vantaggi che ne seguono a nostro favore
Volendo applicare quanto detto a vantaggio nostro, cosa ne consegue?

Ne consegue che san Giuseppe diventa un potente intercessore per noi.

Perché e in quale misura è potente?

Innanzitutto è potente per lo sprofondamento di se stesso, come se di fatto non esistesse. Infatti, qui sulla terra non esiste lui, ma esiste solo la volontà di Dio.

Se in terra ha fatto sempre la volontà di Dio, ora in cielo non può avere il diritto di dire al Padre eterno, che lo accontenti nelle sue richieste?

Certamente!

Ed allora, in tale senso possiamo ben dire che la sua intercessione è potentissima.

In secondo luogo è potente in quanto è capo famiglia.

Se in terra Gesù e Maria obbedivano a lui, le cose non possono non rimanere tali anche in paradiso, come del resto è dimostrato ed evidenziato nell’ultima apparizione di Fatima.

Non è la Madonna a benedire – non benedice mai nelle sue apparizioni - e neppure Gesù che si trova sul braccio sinistro di Giuseppe e che ne avrebbe avuto il pieno diritto.

Invece è Giuseppe stesso a benedire il popolo con la sua mano destra, trasmettendo quella di Dio che tiene nel braccio sinistro.

Come in terra ha salvato Gesù dalle grinfie di Erode, immagine del diavolo, così dal cielo continua a salvare noi dalle grinfie di Satana, dimostrandosi così quale vero esorcista.

A conferma di quanto detto, concludo riportando alla lettera parole molto autorevoli che confermano la sua potente intercessione.

Si trova nel discorso di Pio XI, pronunciato il 19 marzo 1933: «Sorgente di ogni grazia è il Redentore divino; accanto a Lui è Maria Ss.ma, dispensatrice dei divini favori.

Ma c'è qualche cosa che deve suscitare ancora più fiducia da parte nostra, ed è, in certo qual modo, il riflettere che è San Giuseppe colui che comanda all'Uno e all'Altra. Colui che tutto può presso il Redentore divino e presso la Madre sua.

Gesù e Maria stessi ubbidiscono e porgono ossequio a Giuseppe; sono essi a rivivere quello che la mano di Dio aveva in lui costituito; l'autorità di Sposo, l'autorità di Padre».

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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