Alberione in adorazione nel duomo di Alba fine 1900 Esercizi Spirituali 2014 - Rilessione dettata a famiglie dal Rettore Sac. Cesare Ferri nei giorni 9-11 maggio, nel Santuario San Giuseppe in Spicello di San Giorgio di Pesaro, sul tema inerente al primo centenario della Famiglia Paolina.
Terza riflessione - "Notte di grande luce" La potenza dell'adorazione
Ieri sera abbiamo parlato della necessità di rimanere giovani di spirito. Abbiamo detto che ci si riesce quando facciamo memoria delle origini, cioè se continuiamo a vivere oggi con lo spirito con cui si viveva nei primissimi tempi.
Per noi paolini, il tornare alle origini, è rivivere in noi quello che Alberione ha vissuta in quella notte di luce, davanti all’Eucaristia.
Allora, si tratta di scoprire il valore dell’Eucaristia e dell’adorazione.
Nel brano evangelico ascoltato è riportata la questione posta dalla samaritana: “I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”.
La risposta di Gesù, a prescindere dal luogo, riguarda la modalità e lo stile dell’adorazione: “I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”.
E’ la risposta che ci introduce a comprendere il valore e la potenza dell’adorazione.
L’adorazione non è che escluda le manifestazioni pubbliche ed esteriori: la processione del Corpus Domini, la benedizione eucaristica, l’ornamento del tabernacolo, il trono dell’esposizione. Anzi, queste sono riti che propongono e aiutano l’adorazione. Ma l’adorazione vera è quella che si svolge, da soli o in assemblea, in una interiorità personale.
Questa adorazione è definita da Gesù “in spirito e verità”.
In cosa consiste?
Nel riconoscere che due sono gli aspetti di essa: uno passivo, nel fatto che l’adoratore prende coscienza della presenza dello Spirito Santo nel suo cuore; e un’altro attivo, in quanto l’adoratore aderisce innanzitutto alla Verità, che è Cristo, conseguentemente anche alle verità che ci propone da credere.
Approfondiamo meglio.
“In Spirito”.
Noi, dal giorno del battesimo, siamo dimora dello Spirito Santo.
Dicevamo pocanzi che dobbiamo fare memoria del passato, dei doni ricevuti da Dio. Ebbene, in primo luogo c’è quello del battesimo. Da quel momento, avendo accolto in noi lo Spirito, dobbiamo farci guidare da Lui e mai – come ci raccomanda Paolo – rattristarlo e soffocare le sue ispirazioni, agendo in modo difforme da quello che Gesù ci ha detto.
“In Verità”.
E’ la conseguenza del non soffocamento. Non ci sarebbe apertura allo Spirito se non siamo in grado di adorare il Padre, ascoltando il suo Figlio incartato nella Parola e stando alla sua presenza incarnato e presente nell’Ostia.
Sin qui l’adorazione in “Spirito e Verità”.
Ma l’adorazione ha anche un valore apostolico, per due motivi.
Primo motivo.
Gesù si presenta come una forza centripeta. Si realizza mettendo in pratica l’invito di Gesù: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò”.
Nell’adorazione dobbiamo rivivere con Gesù tale desiderio di bene e di sete per tutta l’umanità. Quanto più il desiderio è colmo di fede, tanto più misteriosamente sprigiona da noi una energia positiva che raggiunge le persone e le attira a Gesù.
Il desiderio è una forza, è un’attività spirituale, compiuta per opera dello Spirito che dà fecondità ai desideri stessi. Se il desiderio è di questo tipo, ad opera di Gesù, porta grazia; purtroppo, se è malefico per opera di Satana, porta disgrazia.
Quante persone, dominate da Satana, desiderano e compiono questo tipo di maleficio.
Noi invece, inseriti in Cristo con l’adorazione, realizziamo un grande beneficio a vantaggio nostro e, come poi vedremo, a vantaggio di tutti.
Ma c’è di più: è il primo rimedio per togliere ogni maleficio e guarire da ogni influenza del maligno.
Don Alberione chiama tale tipo di adorazione l’apostolato dei desideri.
Lo afferma con queste parole: “Vi sono persone che nella loro vita non dovranno mai fare apostolato di opere, ma apostolato di preghiera, di buon esempio, di vita interiore, di santi desideri”.
Secondo motivo.
L’adorazione si presenta come forza centrifuga.
Questa ha una dimensione missionaria che realizza il mandato di Gesù: “Andate in tutto il mondo e fate tutti miei discepoli”.
Alberione lo chiama apostolato eucaristico. Essa realizza una missione espiatrice e di supporto.
In altre parole, quando siamo immobili davanti a Gesù eucaristico, noi agiamo con una fecondità più grande di coloro che stanno operando nei vari settori della pastorale. Pertanto nei santi desideri siano presenti queste realtà e nel contempo sia riparato tutto il male che si compie nel mondo, compresi quello che è operato diabolicamente.
Ricordo, andando indietro di 20 anni, venivano derisi coloro che coltivavano e invitavano all’adorazione. Oggi è diventato un segno dei tempi. Crescono le adorazioni notturne, crescono le adorazioni perpetue.
L’opuscolo riporta due testimonianze, che leggerete.
Io ne riporto un’altra pure molto eloquente.
È quella di una persona che mette in risalto i diversi modi di vivere l’esperienza dell’Adorazione Eucaristica.
Ognuna delle figure che la testimonianza indica, esprime una modalità diversa di preghiera ed anche uno stato d’animo particolare.
Tante persone, diverse fra loro, ma ciascuna in una stretta relazione con Dio, presente realmente nell’Eucaristia, alle quali Egli parla, con le quali stabilisce un rapporto, alle quali ispira un modo diverso di preghiera.
Ognuna di esse ha una sua valenza ed ognuna rispetta la diversità, lo stato d’animo particolare, il momento della vita che ognuna sta attraversando.
Ed eccola:
Quando per la prima volta sono entrato in una chiesa con l’adorazione, sono stato colpito dal senso di serenità e di pace che vi si respirava.
Mi sono guardato intorno ed ho visto persone, come fossero assorte e rapite da una presenza invisibile ma reale, che tutte le assorbiva.
C’era chi leggeva il suo libretto di preghiera, seduto compostamente nel suo posto.
C’era chi fissava l’Ostia Santa, esposta nell’ostensorio, illuminata dalla tremula luce delle candele.
C’era chi lasciava scorrere tra le dita il suo Rosario e muoveva impercettibilmente le labbra in una instancabile preghiera.
C’era chi in piedi a distanza alzava le braccia col viso estatico e sembrava innalzarsi nelle vette della contemplazione.
Ho visto anche chi, con gli occhi rossi e le guance rigate di lacrime, viveva un’esperienza di particolare commozione e sembrava sensibilmente toccato dalla Grazia di Dio.
Una giovane donna giaceva bocconi sul pavimento nelle immediate vicinanze dell’altare dove era esposta la Santissima Eucaristia ed in silenzio sembrava immergersi nella luce che emanava dal Dio nascosto.
C’era anche chi, con un grande sorriso, sembrava parlare con l’invisibile presenza di Qualcuno…”.
Andiamo alla conclusione.
Senza adorazione si precipita nella malattia spirituale dell’anemia.
Quando si ha abbondanza di sangue, la persona è robusta; quando il sangue è scarso, oppure non ha il numero dei globuli sufficienti, allora si perdono le energie.
Può avvenire per due motivi:
* perché lo spirito è troppo teso; la persona lavora, forse troppo; si attacca al lavoro troppo umanamente invece che compiere il suo lavoro nella serenità e sempre con spirito soprannaturale;
* perché la nutrizione spirituale – celebrazione eucaristia - è partecipata scarsamente; oppure, se non vi è la digestione – adorazione – il cibo non è assimilato e non si cambia in sangue.
Nella celebrazione eucaristica si assume il cibo che è la Parola, nell’adorazione si assimila la Parola che diventa vita e stile di comportamento.